I pilastri della pratica di consapevolezza

La pratica di consapevolezza per essere efficace deve coprire tutte le aree di crescita della persona. Quasi tutto può venire incluso, basta che sia inquadrato in una prospettiva più ampia che includa queste aree.
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Sebbene i passi sul percorso evolutivo abbiano una progressione comune, impersonale, le nostre differenze individuali ci impongono una personalizzazione degli strumenti a disposizione.

La pratica di consapevolezza va calibrata individualmente: non esiste la ricetta pronta che vada bene a chiunque. Innanzitutto esistono una moltitudine di tecniche. In secondo luogo spesso queste tecniche coprono più aree di vita, e a volte ne escludono altre. Una crescita che sia veramente tale deve coprire l’orizzonte della persona a 360°. Altrimenti sarà una crescita parziale e frammentata, con la conseguenza di generare, prima o poi, uno stallo.

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Un ampio catalogo di possibilità

Quando entriamo nel mondo della crescita, è normale provare più percorsi. La sete di conoscenza ci spinge ad aprire la porta a più esperienze. La nostra energia, fresca e sprizzante entusiasmo, spalanca gli orizzonti.

Dal mio punto di vista questo è un bene. È positivo testare sulla propria pelle cosa ci piace e cosa no.

Un po’ come quando si sceglie il compagno di vita: sei proprio sicuro che il primo fidanzato sia quello giusto? Apparentemente sembra di sì: il primo innamoramento ti fa vedere quella persona come unica, perfetta. Eppure, senza avere sulla propria pelle esperienze diverse, non è possibile avere un confronto realistico. Si viaggia nell’idealizzazione continua.

La stessa cosa avviene nel mondo della crescita personale e ancor più in quella spirituale. Sei certo che il primo corso o ritiro che hai frequentato fornisca gli strumenti ideali, proprio adatti a te? Può essere, a volte questo succede. Ma non sempre è così.

La selezione

Dopo la fase perlustrativa, più o meno lunga, avviene di solito la selezione. L’affinità guida la scelta del percorso da intraprendere. Cosa guida questa selezione? Con quali parametri hai scelto il tuo percorso?

  • Quello che è più affine alla tua personalità?
  • Quello che ti da più risultati?
  • Il percorso che ti risulta più facile e spontaneo?
  • Il percorso che costa di meno? O quello che è sotto casa?
  • Il percorso che è frequentato dai tuoi amici?

Sono solo alcuni esempi dei criteri che potrebbero essere entrati in gioco nella selezione di un percorso di crescita. Spesso la scelta scaturisce da una combinazione di questi elementi.

Purtroppo in questa scelta entra in gioco, soprattutto all’inizio, un elemento che spesso è fuorviante: il senso di benessere. Scelgo il percorso che mi fa stare meglio. Se sto bene significa che sono sulla strada giusta.

In questa prospettiva ogni esperienza che mi manda in crisi e che mi mette in difficoltà viene bandita. Viene messa in atto una censura, consapevole o meno, rispetto a ciò che sta oltre i limiti della zona di comfort.

Si tratta di una gabbia. È un recinto autocostruito che limita la propria crescita. La crescita avviene laddove l’individuo supera i suoi limiti. Nel superare il limite incontra una crisi, è inevitabile. E una crisi, per definizione, è sconfortevole.

La crescita avviene quando l’individuo supera i suoi limiti. Nel superare il limite incontra una crisi.

Con questo non sto dicendo che il percorso giusto per te è quello più doloroso. Assolutamente no. Ho semplicemente sottolineato questo aspetto perché so che spesso interviene e sposta le persone nel momento della scelta. E le sposta facendole entrare nella gabbia della zona di comfort. A volte c’è solo una parvenza di progresso. Altre volte invece c’è semplicemente la stasi. La persona si concentra in quelle aree in cui sa di avere vita facile, trascurando il resto. Il risultato è uno squilibrio, non è crescita.

Per approfondire

Pilastri

I pilastri fondamentali

Come è possibile capire se quello che stai facendo copre tutte le aree indispensabili alla crescita?

È possibile suddividere il panorama di crescita della persona in aree distinte.

  • Corpo
  • Mente ed emozioni
  • Consapevolezza
  • Integrazione dell’ombra
  • Relazioni

Ognuna di queste aree necessita attenzione consapevole e scelte intenzionali finalizzate alla crescita.

Prova a inserire la tua pratica, quello che stai facendo ora, in questo quadro di riferimento. Cosa stai facendo mantenere sano ed efficiente il tuo corpo? Con cosa nutri la tua mente? Hai una pratica di consapevolezza? Hai delle tecniche che ti permetto di accedere all’integrazione delle tue parti mentali reattive? Le tue relazioni hanno la finalità di creare comprensione reciproca?

Dovrebbe apparire immediatamente se c’è uno squilibrio. Dov’é? Quanto è forte? Oppure c’è un’armonia di fondo tra queste aree di crescita?

Questi sono i pilastri della pratica. Ognuno di noi ha un’area di forza, un settore in cui eccelle. Può succedere di concentrarsi su quello che ci risulta facile e di trascurare il resto. Per assurdo, in questo caso, proprio lì dove la persona non vuole mettere piede, c’è il suo gradino evolutivo. Tutti e 5 i pilastri sono indispensabili per creare una completezza esistenziale.

Proprio dove la persona non vuole mettere piede c’è il suo prossimo gradino evolutivo.

Pensa a questi scenari squilibrati:

Una mente che è gonfia di conoscenze in un corpo gravemente malato che non riesce a mettere i pratica le brillanti intuizioni.

Il corpo tonico e sano di una persona che vive in completa solitudine e isolamento.

Una spiccata consapevolezza di sé che si scontra con relazioni interpersonali di conflitto e sopraffazione.

Potrei continuare, ma il concetto è chiaro.

Serve armonia tra questi pilastri fondamentali. Quando c’è armonia, si crea sinergia, ovvero un potenziamento del singolo effetto. Vediamoli uno per uno.

L’armonia tra le aree della crescita crea sinergia: il potenziamento del singolo effetto.
Corpo Energetico

Corpo

Ogni pratica che si focalizza sull’aspetto corporeo della tua vita rientra in questa categoria. Potrebbe trattarsi di un‘attività sportiva, indipendentemente dalla sua qualità specifica: corsa, nuoto, ciclismo, sollevamento pesi, hatha yoga, qigong, ecc. Ognuna è adatta, purché sia praticata con equilibrio e armonizzata con il contesto di crescita. Se l’attività sportiva occupa l’intera giornata andrà a inficiare le altre aree di vita (a meno che tu non sia un atleta professionista).

Anche la cura della nutrizione è un elemento imprescindibile che cade entro questa categoria.

L’aspetto energetico spesso viene trascurato quando si affronta un’attività legata al corpo. Invece è fondamentale, non va relegato in secondo piano. Mi sto riferendo all’energia vitale, a come questa viene gestita durante l’attività. 

È importante concentrarsi anche sul corpo sottile, energetico, non solo sull’aspetto materiale e fisico del corpo. Ci sono alcuni esercizi che mirano in modo specifico al lato energetico. Potenzialmente ogni attività può includere – dovrebbe includere – entrambi gli aspetti.

Un altro aspetto importante della pratica, per quanto concerne il corpo, è il radicamento nel corpo. Radicarsi vuol dire “abitare il corpo”, sentirlo e viverlo completamente in ogni sua parte, quello che in inglese viene definito embodiment.

Spesso chi si avvicina alle pratiche di consapevolezza tende a considerare il proprio corpo con inferiorità rispetto ad altri aspetti dell’esistenza; questo si rivela nel lungo periodo un errore che inficia i progressi.

In passato il genere umano ha anche tentato la via di scavalcare l’aspetto fisico dell’esistenza sottoponendo il proprio corpo a privazioni e limitazioni estreme, allo scopo di rendere manifesto proprio ciò che trascende il corpo. Si tratta di un tentativo patologico di reprimere un aspetto fondamentale dell’esistenza umana.

La vera trascendenza opera con il principio “includi e trascendi”, non con il principio “nega e reprimi”. Andare oltre la fisicità passa attraverso l’inclusione dell’aspetto fisico/biologico della propria esistenza.

Mente ed emozioni

Per il nostro scopo, ovvero quello di individuare una pratica di consapevolezza integrale che copra ogni area dell’esistenza, ci è molto utile discriminare, nell’interiorità dell’essere umano, la sua componente emotiva e quella mentale. Sappiamo bene che queste operano in un continuum, non si può definire esattamente dove inizia una e dove finisce l’altra, anche in relazione alla componente biologica/fisica umana. Non per niente si definisce la mente incorporata, ovvero radicata nella biologia e nella fisicità.

Consapevoli di questo, sappiamo bene che operare a livello emotivo/energetico è molto diverso dal lavorare a livello razionale/mentale. Per questo motivo qui di seguito separerò la pratica sulle emozioni dalla pratica mentale.

Corpo Emozioni

Le emozioni

Così come per l’aspetto corporeo della nostra umanità, anche le emozioni a volte vengono considerate con un valore inferiore (o addirittura come un disturbo) da chi si avvicina ad un percorso di consapevolezza. Il risultato è una battaglia interiore, uno scontro di forze che crea tensione.

L’effetto è una repressione di determinate emozioni e l’origine di un pendolo pericoloso: un’oscillazione tra la repressione e la sfrenatezza.

Anche per questo aspetto della nostra umanità serve operare con il principio “includi e trascendi”. Le emozioni vanno incluse, non represse.

Quindi il primo compito in quest’area è quello di liberare e ampliare la capacità di sentire le emozioni. Il senso del sentire è spesso limitato e bloccato da vissuti emozionali repressi e congelati nella struttura psico-energetica della persona.

La pratica sulle emozioni dovrebbe quindi iniziare dallo scongelare le emozioni represse e sciogliere i blocchi energetici che limitano la capacità di sentire. Per questo scopo uno strumento mirato e molto efficace è il Respiro Circolare.

Liberare il sentire permette di ampliare la gamma delle emozioni vissute. Questo implica il permettersi di sentire e sperimentare anche le emozioni poco piacevoli.

La pratica quindi a questo punto dovrebbe concentrarsi sullo sviluppo della competenza emotiva, ovvero sulla capacità di gestire consapevolmente tutte le emozioni, comprese quelle (cosiddette) “negative”.

Un terzo elemento importante della pratica di consapevolezza a livello emozionale è lo sviluppo dell’empatia, ovvero della capacità di sentire quello che sente l’altro. Senza aver sviluppato adeguatamente i due punti precedenti questo passaggio si rivela difficile e spesso ha un esito disastroso.

Mente

La mente

La pratica a livello mentale ha due finalità specifiche:

  1. L’aumento della capacità di prendere prospettive diverse dalla propria.
  2. L’incremento delle conoscenze teoriche che permettono di organizzare queste prospettive in un contesto appropriato.

La capacità di prendere prospettive può essere allenata.

Cosa significa? Significa che il punto di vista che emana da sé e rimane vincolato in prima persona non è vincolante, ma è un semplice stadio evolutivo. La capacità di prendere prospettive è spesso atrofizzata, congelata in prima persona, quando a tutti gli effetti potrebbe essere ampliata ed includere un numero maggiore di prospettive.

La semplice intenzione consapevole di prendere una prospettiva diversa dalla propria è una pratica fondamentale della categoria mentale. Cerca di notare, ogni volta che ti è possibile, ulteriori prospettive. Cerca di entrare nei panni dell’altro quando ti viene comunicato un vissuto personale, quando leggi un racconto o quando guardi un film. Pian piano questo cambio di prospettiva diverrà sempre più spontaneo e naturale.

Il cambio di prospettive necessita di una struttura e di un contesto quale venire incluso. È necessario avere come riferimento un modello che possa contenere e spiegare ogni elemento. Il Sistema Operativo non-duale è una struttura che ti può fornire il riferimento teorico completo che ti serve per strutturare tutte le esperienze che incontri sul tuo percorso evolutivo.

Consapevolezza Cuore

Consapevolezza

In questa categoria rientrano tutte quella pratiche che hanno lo scopo di aumentare la consapevolezza di sé. La consapevolezza è quell’elemento indicibile che emana dal senso di esistere.  La natura della consapevolezza è semplicemente sapere di esserci, in modo preverbale, senza alcun attributo o connotato.

La consapevolezza tocca la realtà tramite il suo organo di senso: l’attenzione. Ogni pratica che agisce su questa specifica funzione cognitiva rientra dunque in questa categoria. Potrebbe essere ad esempio una pratica quotidiana di concentrazione dell’attenzione.

L’organo di azione della consapevolezza è la scelta. Tramite la scelta consapevole l’individuo si manifesta nell’esistenza. Ogni pratica che aumenta la capacità di scelta consapevole rientra in questa categoria.

Potenzialmente ogni attività, dalla più semplice alla più complessa, può essere concepita con la finalità di aumentare la consapevolezza. Ciò che fa da spartiacque è la qualità dell’attenzione che metti nel fare una determinata azione. Se l’attenzione, invece di essere completamente rivolta all’azione, è direzionata a chi compie l’azione, ecco che la consapevolezza diviene parte fondante di quell’attività.

Potenzialmente ogni attività può essere concepita con la finalità di aumentare la consapevolezza.
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Integrazione dell’ombra

Esistono meccanismi di difesa che ci impediscono di prendere consapevolezza delle componenti dissociate della nostra psiche. Le parti insostenibili, sopraffacenti, vengono segregate in un’area mentale inconsapevole. Seppur non accessibile consapevolmente all’individuo, questa emana influenze continue sulla struttura di personalità, condizionando la vita della persona. Nel peggiore dei casi l’intera struttura della persona è edificata a sostegno di queste difese.

Si tratta della cosiddetta ombra psicologica: un’ombra che origina dalla persona e che la segue costantemente. Un’altra definizione che rende in modo figurato il concetto è la mente reattiva: quel bagaglio mentale che agisce in modo reattivo e non intenzionalmente guidato dall’individuo.

Le pratiche di consapevolezza e quelle mentali appena viste non necessariamente intaccano la mente reattiva. Anzi, purtroppo a volte portano a galla in modo violento le impressioni reattive senza che l’individuo abbia su di esse il minimo controllo. Per avere un panorama di crescita equilibrato e sinergico, è dunque necessario includere una qualsiasi tecnica di svelamento dell’ombra.

Potrebbe essere incluso un percorso di psicoterapia. Oppure, un mezzo molto efficace, è la tecnica di integrazione dell’ombra. La finalità è proprio quella di ridurre le impressioni reattive e potenziare le abilità personali da impiegare nella crescita.

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Relazioni

La nostra crescita coinvolge gli altri. Apparentemente è più facile proseguire in modo individualistico, senza occuparsi di chi ci circonda, senza investire nelle relazioni. In realtà si tratta solamente di un falso progresso.

Gli altri individui sono un territorio da esplorare e conoscere, da duplicare nella sostanza equivalente della consapevolezza.

Nella direzione opposta, esiste in modo recondito e imprescindibile dentro di noi la necessità di mostrarci ed essere visti dagli altri nella nostra verità.

Questi due flussi, conoscere gli altri e farci conoscere dagli altri, non possono essere messi in secondo piano rispetto al resto, sono basilari.

Esiste in modo recondito e imprescindibile dentro di noi la necessità di mostrarci ed essere visti dagli altri nella nostra verità.

Inoltre, l’altro individuo ci fa da specchio: ci mette di fronte alle nostre proiezioni su di lui, alle nostre resistenze nei suoi confronti. Le relazioni, soprattutto quelle intime, portano a galla un intero repertorio di impressioni reattive che, se non integrate, rimangono latenti. Ecco dunque la preziosità di avere più relazioni, più verità espressa e integrata.

La relazione con l’altro ci consente di andare oltre noi stessi, di rompere quella dinamica identificativa con un ego separato e limitato. Il confine dell’ego individuale ha la possibilità di allargare i propri orizzonti, in un’identificazione sempre più ampia: da un io a un noi, cioè un gruppo o una famiglia, per poi proseguire in una dinamica sempre più ampia: tutti noi, cioè tutta l’umanità indistintamente.

Queste rotture progressive dei confini dell’io rappresentano la crescita fondamentale della coscienza. Ogni gradino non può essere saltato: è necessario vivere e integrare tutte le dinamiche relazionali, dall’io al noi a tutti noi.

Il riconoscimento dell’altro come individuo consapevole, dotato di libertà di scelta ed equivalente nella dimensione della consapevolezza è il processo che ci consente di creare la dimensione dell’essere.

Conoscere la natura indifferenziata della consapevolezza è il primo passo. Metterla in rete con individui visti e riconosciuti in questa dimensione equivalente è il secondo gradino.

Questo consente di creare una dimensione che condivide le medesime caratteristiche della consapevolezza stessa: assenza di confini, di definizioni, di mediatori fisici e mentali. Si tratta di una dimensione non fisica in cui individui non fisici possono esistere. Non la creiamo da soli: la si crea assieme, in rete.

Questi sono alcuni dei motivi fondamentali per cui è necessario, nel nostro percorso di crescita, prenderci cura dell’aspetto relazionale.

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La tua pratica

In questo breve articolo ho toccato, anche se in modo superficiale, i punti cardinali della pratica. Ogni paragrafo merita un approfondimento a sé. In futuro i singoli punti verranno sviscerati in modo più dettagliato. La mia intenzione qui è quella di fornirti un panorama, una visione d’insieme.

Porta l’attenzione alla tua pratica, a quello che stai facendo ora per crescere. Riesci a riconoscere un equilibrio? Ci sono aree carenti? Hai scoperto delle zone di cui non eri a conoscenza? Oppure secondo te ho tralasciato qualcosa di importante che merita attenzione?

Lascia il tuo punto di vista nei commenti.


Photo credit

  1. RelaxingMusic  / CC BY-NC-SA
  2. h.koppdelaney  / CC BY-ND
  3. pareeerica  / CC BY-NC-SA
  4. Hector Milla  / CC BY-NC

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4 commenti su “I pilastri della pratica di consapevolezza”

  1. Ringrazio enormemente Agostino per ogni suo contenuto. Non estraneo ai temi principali della crescita personale, leggendo quest’articolo 4 dei pilastri qui citati erano esattamente i temi su cui stavo lavorando.. Il quinto, di cui non avevo mai sentito parlare prima, era l’integrazione dell’ombra. Devo dire che è stato illuminante conoscere questo aspetto e credo di aver capito che senza l’integrazione dell’ombra non si può raggiungere veramente la pace, nonostante aver lavorato intensamente su tutti e 4 gli altri punti. Per cui grazie ancora per ogni tuo articolo che metti a disposizione Agostino e per il tuo servizio nei confronti dell’umanità.

    1. Grazie Massi, apprezzo il tuo intervento. Condivido pienamente l’importanza di questo aspetto, che spesso è proprio il primo ad essere lasciato indietro. Anzi, a volte le persone si avvicinano alle pratiche di consapevolezza proprio per evitare di affrontare le proprie ombre, con conseguenze disastrose (perché usano la pratica come meccanismo di difesa). La cosa a volte si aggrava a causa di persone che si approfittano proprio di questo meccanismo per creare proselitismo e dipendenze. Bene che tu l’abbia colto, è un primo passo importante e sono grato che sia avvenuto leggendo un mio scritto.

  2. Marina Bambara

    Mi preoccupa un po’ l’idea di affrontare il discorso del respiro circolare perchè ho praticato il rebirthing 25 anni fa guidata da persone di cui ho un brutto ricordo.
    Ho scaricato il PDF sul respiro circolare messo a disposizione da Agostino per accogliere un punto di vista nuovo, spero di poter affrontare con serenità questa nuova esperienza che la vita mi propone.
    L’articolo è stimolante e ricco di spunti che vale la pena di approfondire, specialmente per quanto riguarda il tema della spiritualità alla luce della consapevolezza e dell’integrazione delle parti ombra, traguardi veramente speciali da realizzare per ogni persona e doni immensi per l’Umanità.

    1. Ciao Marina, grazie per il commento. Il Respiro Circolare è uno strumento molto potente e permette davvero di integrare molte parti profonde che difficilmente sarebbero accessibili con altri strumenti.
      Noi ci incontreremo presto per l’Intensivo sull’Essere Consapevole, che pur andando nella stessa direzione (conoscenza di sé, integrazione dell’ombra, risveglio della coscienza) utilizza un altro metodo. Il Respiro Circolare -se lo vorrai- potrai approfondirlo in altre occasioni. Comprendo bene il tuo vissuto e il ricordo negativo che questo può averti lasciato. Sappiamo bene che al di là degli strumenti, quello che fa la differenza è la persona che accompagna nell’utilizzarli. Oltre a questo, c’è da riconoscere che tu sei certamente cambiata in questi 25 anni… per cui l’idea di riprendere un lavoro su di sé utilizzando il Respiro Circolare può essere presa in considerazione con serenità e con cognizione di causa a tempo debito. Tieni conto inoltre di questo ulteriore elemento importante: ci sono delle differenze sostanziali tra il rebirthing e il Respiro Circolare, la metodologia, l’approccio, la finalità… lo rendono differente rispetto al rebirthing come è comunemente inteso.

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