Evoluzione della coscienza

Evoluzione della coscienza

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Fase indifferenziata

Un neonato viene alla luce con un corpo fisico, ma non possiede ancora il senso di essere fisicamente distinto e separato dall’ambiente. L’interiore e l’esteriore sono per lui indifferenziati, e il suo corpo e quello della madre non sono per lui distinti. Il bambino vive in una condizione indifferenziata e inconsapevole. Non c’è consapevolezza dei confini corporei, né della differenza tra dimensione esteriore e interiore. Si può dire che nella sua coscienza il bambino è tutto, senza saperlo.

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Fase indifferenziata

La nascita di un io

Da questo essere tutto in modo indifferenziato emerge la prima presa di autocoscienza: esisto come un io separato e distinto da qualcos’altro. Indicativamente tra il quinto e il nono mese di vita a livello neurologico si fissa la prima presa di autocoscienza. In questa fase evolutiva nel bambino emerge il senso di essere un Io corporeo distinto e separato dall’ambiente.

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Primo fulcro – Differenziazione

Nella sua interiorità non è ancora emerso un piano mentale propriamente detto, cioè la capacità di pensare come viene comunemente intesa. La sua autocoscienza è legata per ora solamente al sentire corporeo. Ha un corpo e ora percepisce sé stesso tramite l’identificazione con esso. Adesso può farlo perché l’ha differenziato dall’ambiente esterno (e dal corpo materno).

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Primo fulcro – Integrazione

Il secondo fulcro: le emozioni

Un neonato ha chiaramente anche delle emozioni, per chiunque abbia a che fare con un neonato questo è evidente, ma egli non è ancora in grado di differenziarle. Significa che è ancora completamente fuso con le emozioni, sia con il suo sentire e emozionale che con quello degli altri (in modo particolare con quello della madre). Tra il primo e il terzo anno il bambino differenzia le sue emozioni da quelle degli altri: si sviluppa un Io emotivo

Questa seconda fase di sviluppo comporta non più una differenziazione tra l’organismo e l’ambiente esterno, ma accade all’interno dell’organismo stesso, nella sua interiorità.

Il terzo fulcro: il piano mentale

Dopo l’emergere e l’instaurarsi del Sé emotivo, nel bambino emerge un piano mentale propriamente detto, cioè la capacità di articolare pensieri e altre attività cognitive correlate, indicativamente tra il terzo e il sesto anno di vita (con una ampia variabilità individuale). Questa evoluzione è favorita dall’acquisizione del linguaggio.

In questa fase di sviluppo il bambino impara non solo ad avere sensazioni ed emozioni ma a pensare, nel senso comunemente inteso del termine. [Questo argomento verrà sviluppato in approfondimenti futuri, perché il pensiero si sviluppa in varie forme e in complessità crescenti che è utile analizzare.]

Anche in questo caso l’emergere di un Io mentale non contrasta con il fulcro di sviluppo precedente, ma emerge come conseguenza naturale da esso e si sviluppa integrando le fasi evolutive precedenti in una complessità più grande, in una configurazione che fa emergere capacità inedite rispetto a quelle precedenti.

Abbiamo percorso molto velocemente i primi tre fulcri di sviluppo, da una condizione indifferenziata ad una identificazione esclusiva con il proprio corpo, con le proprie emozioni e con la prima struttura mentale. Questa progressione evolutiva prosegue nel corso degli anni, in differenziazioni e integrazioni sempre più complesse. [Per approfondire vedi il modulo ndOS relativo alle strutture di coscienza.]

Il sistema del Sé

Il sistema del Sé è il luogo di identificazione, quello che l’individuo percepisce come Io o come Me.

Ad ogni stadio una struttura con cui la coscienza si identifica (percepito soggettivamente come un Io) agisce su un oggetto posseduto (Me/Mio).

Io-Me

Ad esempio, nel terzo fulcro di sviluppo, l’io mentale può agire sulle proprie emozioni, esternandole oppure bloccandole o modificandole. Nel fulcro precedente questo non è possibile, perché l’identificazione con le emozioni è esclusiva: sussiste soltanto un io emozionale che ha differenziato finora solo il senso del proprio corpo. Nel secondo fulcro dunque l’io emotivo agisce esclusivamente sul proprio sentire corporeo.

Nel processo evolutivo sano il soggetto di uno stadio diviene l’oggetto del soggetto dello stadio seguente.

Detto diversamente: l’io di uno stadio diviene il me dell’io dello stadio seguente.

Il processo di differenziazione sano trasforma quello che precedentemente era vissuto come identificazione esclusiva (io) in un oggetto posseduto (me).

Le componenti del Sé relativa al soggetto e quella relativa all’oggetto si esplicano entrambe in un campo indifferenziato di coscienza. La consapevolezza unifica le due parti, il Soggetto e l’Oggeto, in un campo di coscienza non-duale, percepito come Soggettivamente assoluto. Non-duale significa che è al di là di ogni polarità di opposti, di ogni apparente differenziazione tra Soggetto e Oggetto.

Sogg-Ogg-Non-duale

Il terreno indifferenziato da cui originano le strutture di coscienza accompagna l’individuo nel suo percorso evolutivo. Ogni identificazione con un io è a tutti gli effetti una limitazione; quanto più l’esperienza del campo di coscienza indifferenziato viene posta in primo piano tanto più la limitazione appare evidente. Ad ogni gradino evolutivo dunque l’individuo possiede la capacità di esperire la propria identità non solo come una soggettività identificata con qualcosa, ma come il terreno indifferenziato che sta prima dell’identificazione.

Lo scopo ultimo della crescita e della pratica non-duale è esattamente quello di includere e trascendere ogni identificazione fino a dimorare in modo permanente in questa Identità suprema, libera da ogni identificazione – perché le ha incluse e trascese tutte – e quindi libera dal senso di essere un Io limitato e separato. È importante comprendere che il campo di coscienza indifferenziato accompagna la crescita in ogni istante, è sempre presente ed è a tutti gli effetti nient’altro che la natura essenziale dell’individuo, la sua vera identità.

 Le quattro forze

Ad ogni gradino evolutivo il Sé è sottoposto ad una serie di forze: la spinta alla massimizzazione della complessità e al mantenimento della singolarità, all’integrazione e alla differenziazione, all’identificazione e alla dis-identificazione, all’evoluzione a livelli di maggiore strutturazione e alla regressione verso strutture strutture meno differenziate e integrate. Rappresentando graficamente il locus di identificazione della coscienza, possiamo vedere queste forze come dei veri e propri vettori, sempre presenti (tranne che negli estremi della scala evolutiva).

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La dissociazione

L’ostacolo principale che limita la differenziazione tra la mente e la consapevolezza è questo: nel processo di sviluppo a livello individuale avviene una dissociazione tra una parte conscia, un io, e una parte inconscia, percepita come separata.

Se il processo di sviluppo avviene in un contesto di stimoli sopraffacenti, o di mancato riconoscimento dell’individualità consapevole da parte delle figure che accudiscono l’infante, la consapevolezza di sé contiene al suo interno una parte resistita, rifiutata. In questo caso l’io non veicola tutta la consapevolezza di sé e quindi percepisce il suo universo tramite una lente di interpretazione separativa: io/me contrapposto a non-io/non-me. Il campo indifferenziato di esperienza e conoscenza della coscienza viene così celato dal processo dissociativo. Invece di esperire tutto come un mono-polo, fatto di completezza e integrità, l’individuo percepisce sé stesso e il resto come un bipolo, cioè tramite un principio duale. C’è una separazione tra sé e la vita, tra sé e sé (conscio – inconscio), tra sé e gli altri.

Ombra

Questa lente separativa nasconde la natura della consapevolezza, che opera esclusivamente tramite il principio di unione, di non-dualità, in quanto si manifesta in un campo di coscienza unificato. In realtà la dissociazione non fa scomparire l’integrità dell’essere cosciente, semplicemente la congela e la nasconde in uno spazio psicologico inconscio. La percezione unica e completa di sé, sempre presente, è sostituita da una percezione spaccata e incompleta.

Il processo dissociativo è per fortuna reversibile: la dissociazione può essere ricomposta. La consapevolezza di sé può riconquistare la sua naturale integrità. Questo processo non è semplice e non è immediato, ma è possibile. Riprenderò questo discorso quando affronteremo l’argomento Intensivo sull’essere consapevole.

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Bibliografia

Brunelli Silvano – La teoria dell’essere vol. I e II
Wilber, Engler, Brown – Le trasformazioni della coscienza