La comunicazione è uno strumento potentissimo.
Ti permette non solo di ottenere qualcosa chiedendola a qualcun altro. Questo è solo uno dei suoi possibili impieghi.
È il mezzo con cui conosciamo l’altro e con cui ci esprimiamo.
La comunicazione è un potente mezzo evolutivo perché permette di divenire consapevoli.
Ma questo non è un risultato automatico. Puoi parlare per ore e non aver fatto un singolo passo di crescita in consapevolezza.
Per rendere la comunicazione uno strumento evolutivo serve che sia comunicazione consapevole.

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Cos’è la comunicazione
La comunicazione è la trasmissione di un’informazione da un punto ad un altro. Ad esempio: il mio pc comunica con il tuo pc tramite una rete di trasmissione dati.
Questa è una definizione ampia di comunicazione. Ci è utile come punto di partenza, ma ora restringiamo il campo alla comunicazione umana. Il principio non cambia, ma ha degli elementi in più.
Nella comunicazione umana il punto di origine della comunicazione è l’individualità consapevole. E così anche il punto di arrivo. Due (o più) individui consapevoli si scambiano informazioni tramite un canale. Un mezzo di comunicazione.
Il mezzo con cui comunico può essere la voce, tramite le parole che dico. Può essere un testo come questo che sto scrivendo e che tu stai leggendo. Può essere una mia espressione facciale, muta, ma che ti informa di qualcosa. Ti trasmette cioè delle informazioni.
Prerequisito allo scambio di informazioni è che ci sia un codice condiviso che permetta ad entrambi di comprendere.
Se apro una pagina web scritta in arabo vedo sullo schermo dei segni strani ma non comprendo quello che stanno cercando di comunicare. La comunicazione è interrotta, perché non ho il codice per decifrare il messaggio. In questo esempio il codice è la lingua. Ma non è l’unico codice, ce ne potrebbero essere altri.
Un codice potrebbe essere un gesto condiviso. Qualcuno ti guarda e ti strizza l’occhio. Non ha detto nulla con le parole, ma a te è arrivato un messaggio: sta cercando la tua complicità, vuole che stai al suo gioco, sta flirtando con te… le interpretazioni potrebbero in questo caso essere molteplici.
Così come con l’arte. Anche tramite l’arte comunichiamo qualcosa. Sarà una comunicazione sempre meno definita perché apre a una marea di interpretazioni soggettive da parte di chi guarda.
Quali considerazioni possiamo trarre da questi esempi?
- Comunichiamo costantemente qualcosa.
- La comunicazione verbale permette di essere specifici nell’invio delle informazioni.
È impossibile non comunicare
Cos’è la comunicazione consapevole
Dove si inserisce la consapevolezza in questo scenario?
Potenzialmente ovunque. Vediamo perché.
La consapevolezza è il risultato della comprensione reciproca.
Ti ho comunicato qualcosa, tu l’hai compreso, io so di essere stato compreso: siamo consapevoli di quel qualcosa. L’informazione è divenuta consapevole.
Analizziamo un attimo la parola consapevole.
Con-sapevole: quel con sta a significare che lo sappiamo assieme, io con te. Nell’etimologia della parola consapevolezza è racchiusa questa sfumatura che spesso resta celata.
Quando sai qualcosa sei “sapevole,” cioè “lo sai”. Per rendere questa cosa consapevole devo condividerla con qualcuno che la comprenda. Ne diventi in questo modo con-sapevole. “Sapevole” assieme a qualcun altro.
C’è l’illusione che la consapevolezza sia un fatto privato, individuale. Invece ha un fondamento relazionale, condiviso.
Quando sai qualcosa hai “sapevolezza” di quello che conosci. Per renderlo con-sapevole devi condividerlo con qualcuno che lo comprenda
Da questo punto di vista la comunicazione è il mezzo con cui raggiungere il fine di essere consapevole di qualcosa.
Per far sì che questo avvenga serve che ci sia comprensione reciproca rispetto a quello che è comunicato. E per creare comprensione reciproca serve portare attenzione consapevole al processo comunicativo, per guidarlo fino all’avvenuta comprensione.
La consapevolezza è dunque sia
- il fine della comunicazione
- sia il mezzo per ottenere la comprensione reciproca
Da leggere » Il paradigma della comprensione
Le spunte blu
Per comprendere come avviene lo scambio di informazioni e la comprensione è utile scomporre il processo comunicativo nei suoi passaggi fondamentali.
In un weekend di formazione del percorso di crescita Abilità nella vita, che tratta appunto Il potere della comunicazione, simpaticamente un partecipante ha detto “ci vorrebbe la terza spunta blu”. E proprio da questa sua idea è nato l’articolo che stai leggendo.
Chiaramente le spunte blu sono le notifiche delle app di messaggistica istantanea che ci informano a che punto è il processo dello scambio di informazioni. Le usiamo quotidianamente e sappiamo bene cosa significhino.
Bene, ora prendiamo questo modello comunicativo e usiamolo come modello per studiare la comunicazione umana.
Quando comunichi porta l’attenzione ai vari passaggi seguendo i principi delle spunte e rendi in questo modo la comunicazione consapevole.
Il modello è universale: può essere applicato a qualsiasi forma di comunicazione. Per semplificare farò riferimento alla comunicazione verbale.
Premessa: cosa voglio comunicare?
Sembrerebbe che il primo passo della comunicazione sia l’invio di un messaggio.
Se si tratta di una comunicazione automatica in effetti è proprio così. Cos’è una comunicazione automatica?
Scherzosamente si può definire questo modo di comunicare come l’interazione di due segreterie telefoniche. Si parlano in modo automatico, senza un reale coinvolgimento dell’individuo consapevole.
Nella comunicazione consapevole vogliamo rompere le risposte automatiche. Il processo inizia con il portare l’attenzione a quello che voglio comunicare all’altro. Nel delineare un messaggio che veicoli un mio significato.
Premessa due: perché voglio comunicarlo?
La seconda premessa va a braccetto con la prima. Qual è lo scopo del mio messaggio? Uno scopo c’è comunque, che io ne sia consapevole o meno. Portarci l’attenzione permette di chiarire le intenzioni.
Non necessariamente lo scopo della comunicazione deve essere qualcosa che voglio ottenere dall’altro. La comunicazione potrebbe semplicemente servire ad esprimermi, a conoscere l’altro, a fare chiarezza su ciò che è vero per me, o ancora per pulire un contenuto mentale sospeso. L’importante è definire cosa voglio dire e chiarirmi il perché voglio dirlo.
Tutto questo è un processo interiore, ancora non ho inviato nessun messaggio.

La prima spunta: messaggio inviato
Inizia il processo di comunicazione consapevole vero e proprio. Il tuo messaggio viene veicolato all’altro tramite un mezzo di comunicazione.
È utilissimo comunicare, oltre al messaggio stesso, anche l’intenzione, il perché stai comunicando quella determinata cosa.
È utile per te: rende vive le intenzioni positive.
È utile per chi riceve la comunicazione: apre la strada al messaggio trasmesso.
Esiste un’intenzione che ingloba al suo interno tutte le altre possibili intenzioni: l’intenzione di creare comprensione reciproca. Questa è il punto di arrivo della comunicazione consapevole. Come fine ultimo, questa intenzione deve essere veicolata in ogni passaggio del processo.
La prima spunta della comunicazione consapevole si accende quando ho comunicato all’altro il mio messaggio e la mia intenzione, con l’intenzione di creare comprensione.

La seconda spunta: messaggio consegnato
Un messaggio inviato non è necessariamente consegnato. Chi ti ascolta potrebbe non aver compreso quello che gli è stato detto. Oppure potrebbe aver bisogno di altre informazioni per comprendere fino in fondo. Potrebbe essere distratto e aver perso dei pezzi del tuo messaggio.
In questo passaggio è fondamentale tenere fino in fondo la responsabilità della consegna del messaggio.
Spesso ho sentito dire: “io gliel’ho detto, se vuol capire… capisce“. In una affermazione di questo tipo c’è una delega della responsabilità all’altro. È un errore.
Chi comunica ha la responsabilità di trovare il modo di fare arrivare il messaggio all’altro. Serve trovare un linguaggio adatto, degli esempi di aiuto, e metodi che permettono di creare comprensione reciproca.

La seconda spunta blu: messaggio compreso
C’è in questo passaggio una transizione di fase importantissima. Finora nella comunicazione c’è stata una trasmissione di dati. Si è veicolata un’informazione di qualche tipo.
Nella comprensione l’informazione viene integrata.
È un passaggio di stato fondamentale. I dati ricevuti vengono integrati con quelli esistenti, in una nuova configurazione.
Per questo motivo la comprensione è un fatto raro.
Perché comprendere significa cambiare.
Se ti comprendo in qualche modo non sono più quello di prima, e questo spesso viene visto come un pericolo. Sembra pericoloso quando ci si aggrappa ad un senso di sé statico, rigido, immutabile. L’altro rimane esterno a me ed è bene che sia così. Lasciarlo entrare è una minaccia, perché minaccia di cambiare chi sono.
Per questo motivo è giusto riconoscere la libertà di scelta dell’altro, che è libero di comprenderti o meno.
La comprensione non può essere forzata, è un dono di sé che l’altro ti sta facendo.
Finisce qui il ciclo di comunicazione consapevole?
No. Resta ancora un passaggio. La terza spunta blu.

La terza spunta blu: sono stato compreso
Se il messaggio che ho trasmesso è stato compreso dall’altro, ma io non ne sono consapevole, dentro di me resta un ciclo aperto. (In realtà resta aperto in tutti e due.)
Riconoscere di essere stato compreso chiude il ciclo della comunicazione consapevole. Ecco la terza spunta blu.
Questo passaggio di chiusura del ciclo della comunicazione può essere facilitato da ambo le parti.
Se stai ascoltando puoi impegnarti attivamente nel dare un feedback a chi ti comunica. Un cenno del capo o un semplice “ho compreso.” Questo può essere sufficiente.
Se stai comunicando puoi chiederlo: “hai compreso?”
Questo riconoscimento spesso è implicito, cioè non è comunicato verbalmente. È un click interiore.
Lo senti che in te cambia qualcosa quando l’altro ti ha compreso.
Come allo stesso modo senti quando non sei stato compreso.
La comprensione ha un sapore inconfondibile.
Quando vieni compreso c’è una transizione dentro di te. L’informazione viene integrata. C’è un cambiamento interiore, e lo senti.
Ti senti diverso.
E lo sei davvero.
Sei più consapevole.

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Come applicare questi principi
Ognuno di noi ha appreso, durante la sua crescita, come comunicare con gli altri.
Spesso questo apprendimento avviene tramite l’osservazione e l’imitazione della figure educative che ci sono state vicine. A volte invece ci viene insegnato intenzionalmente.
Quello che ho potuto notare, per esperienza personale e interagendo professionalmente con le persone, è che spesso il modello appreso non è funzionale, cioè non porta ad aumentare la consapevolezza e la comprensione reciproca.
Anzi, nella maggior parte dei casi è vero l’opposto.
Spesso la comunicazione è inconsapevole, automatica, e porta a sentire la frustrazione e il dolore dell’incomprensione.
Mettere in pratica una comunicazione consapevole richiede tante abilità da mettere in campo.
La conoscenza teorica è certamente utile, ma passare dalla teoria alla pratica è quello che davvero evolve la persona e si tramuta in benessere, efficacia personale e relazioni più profonde.
Per questo un intero weekend del corso Abilità nella vita è dedicato al potere della comunicazione.
Sempre per lo stesso motivo nel seminario Intensivo sull’Essere Consapevole pratichiamo la tecnica di consapevolezza abbinandola in una sua parte anche alla comunicazione.
Entrambi gli strumenti sono in grado di elevare in modo incredibile l’abilità individuale di comunicare in modo consapevole.
Bibliografia
Silvana Tiani Brunelli – La comunicazione
Silvano Brunelli – Il paradigma della comprensione