I miti dell’adolescenza
L’adolescenza è una fase della vita ricca di eventi significativi. È un periodo denso di tappe evolutive che se affrontate in modo corretto diventano il trampolino di lancio per tutto quello che verrà dopo. A volte però l’adolescenza diventa fonte di disorientamento, sia per l’adolescente che la vive in prima persona che per l’adulto che convive con le trasformazioni in atto ed è chiamato a trovare nuove modalità di interazione.
Questa intensa fase evolutiva, caratterizzata da uno straordinario potenziale formativo, è stata in passato interpretata e vissuta in modalità poco funzionali, sia da parte degli adulti che degli adolescenti. Esistono una serie di falsi miti attorno a questi anni di vita, che nel tempo sono stati smontati dalle ricerche scientifiche in questo campo. Sono false credenze che possono indurre a comportamenti poco adatti o addirittura ostacolare un corretto accompagnamento delle tappe di sviluppo. Vediamo alcuni questi miti.

Mito #1: Gli ormoni fanno andare fuori di testa i ragazzi
Lo sviluppo ormonale in questa fase di vita subisce una profonda trasformazione. Una credenza piuttosto diffusa è che siano proprio gli ormoni a creare le turbolenze adolescenziali. Pur influenzando il manifestarsi di determinati tratti e specifici comportamenti, è ormai noto che l’influenza ormonale è molto meno significativa rispetto ai mutamenti che avvengono a livello cerebrale.
L’adolescenza è un periodo in cui il cervello attraversa un profondo processo di cambiamento, ed è questo a determinare in modo significativo le modifiche comportamentali, affettive e relazionali tipiche dell’età adolescenziale.
Nell’adolescenza gli ormoni si sommano alle modifiche cerebrali, ma sono secondari rispetto a queste ultime.
Conoscere i cambiamenti cognitivi e neurologici che avvengono nell’età adolescenziale permette di riconoscere determinati schemi e di intervenire in modo corretto per favorire adattamenti integrativi e funzionali.

Mito #2: L’adolescenza è solo questione di immaturità
Un altro mito diffuso è che l’adolescenza sia semplicemente una fase da attraversare, un momento difficile da sopportare nell’attesa che arrivi la maturità a sistemare le cose. I genitori di fronte a comportamenti sconcertanti o insensati attendono che i figli crescano e sopravvivano a questa fase con meno cicatrici possibili. I figli adolescenti non si sentono compresi dagli adulti e si trovano soli ad affrontare le loro sfide evolutive.
Concepire l’adolescenza come “prova di resistenza” è una visione molto limitante di quello che realmente rappresenta questa fase evolutiva.
Nell’adolescenza si gettano le basi di quello che verrà dopo.
La capacità dell’adulto di esplorare e adattarsi in modo funzionale all’ambiente e alle relazioni, di essere in contatto con il proprio mondo interiore, e la capacità di orientarsi consapevolmente nella vita sono determinate in gran parte anche da come questa lunga serie di tappe evolutive vengono affrontate.
L’adolescenza andrebbe concepita come un laboratorio in cui forgiare i tratti del carattere che consentono di vivere una vita piena e realizzata da adulto. Vivere questi anni con un atteggiamento di “aspetto che passino più velocemente possibile” facilmente porta a perdere importanti occasioni di crescita e di sviluppo.

Mito #3: L’adolescenza deve portare all’indipendenza
Una terza credenza errata riguardo l’adolescenza è la visione che l’adolescenza significhi il passaggio dalla condizione di dipendenza dall’adulto a quella di indipendenza totale. È un falso mito alimentato dal fatto che in questa fase di vita è presente una naturale e sana spinta all’autonomia, un progressivo distacco dagli adulti che hanno accompagnato le fasi precedenti.
Un’adolescenza vissuta correttamente non porta all’isolamento e alla totale indipendenza, ma porta a una condizione di interdipendenza (ovvero a delle relazioni di reciproca interconnessione e scambio).
Nell’adolescenza i legami con le figure genitoriali subiscono un profondo cambiamento, la ricerca di contatto e di supporto si orienta naturalmente verso il gruppo amicale. Questa sana fase di sviluppo è determinante ma non conclusiva, perché dovrebbe sfociare in un terzo step evolutivo, quello dell’interdipendenza.
In sostanza lo sviluppo passa da una fase infantile di dipendenza totale dalle cure degli adulti, ad un allontanamento dalle figure genitoriali verso un avvicinamento ai coetanei tipico dell’adolescenza, ad una fase di interdipendenza in cui sussiste uno scambio reciproco tra sé e gli altri, adulti e non.
L’adolescenza andrebbe concepita come una fase in cui creare relazioni profonde e legami affettivi di reciproco scambio e non come una fase autonomia spinta all’estremo.
I miti influenzano gli atteggiamenti e i comportamenti
Ciò che crediamo rispetto a qualcuno o qualcosa è in grado di determinare il nostro atteggiamento e il nostro comportamento nei suoi confronti. Vedere l’adolescenza indossando le lenti dei tre miti appena esposti predispone ad un atteggiamento passivo, di sopravvivenza e di attesa, in cui l’adulto ha poco spazio di intervento e all’adolescente viene lasciato il compito di attraversare la fase in modo autonomo. Riconoscere le false credenze nei confronti dell’adolescenza permette di svelarne la sua vera natura. L’adolescenza è una importantissima fase densa di opportunità di crescita, sia per i ragazzi che la vivono che per gli adulti che li accompagnano.

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Adolescenza, tra opportunità e sfide
Come abbiamo visto nel primo mito sfatato, i cambiamenti che avvengono nell’adolescenza sono determinati in larga parte dai cambiamenti cerebrali che si attivano nell’età compresa tra i 10 e i 24 anni, associati alla maturazione sessuale e ormonale.
In questa fase di vita il cervello va incontro a numerose e importanti modifiche strutturali. Sappiamo ormai da tempo che le esperienze che viviamo plasmano le nostre connessioni neuronali (un fenomeno chiamato neuroplasticità). Sommando queste due consapevolezze appare evidente che tutte le esperienze che si possono vivere nell’adolescenza si presentano sia una sfida che come un’opportunità.
La sfida è quella di attraversare numerose nuove esperienze che espongono a potenziali rischi di fallimento, l’opportunità è quella di sfruttare proprio questa apertura a nuove esperienze per forgiare connessioni neuronali integrative e apprendere nuove abilità, che influenzeranno direttamente il modo in cui si vivrà il resto della vita.
Nel periodo tra l’infanzia e l’adolescenza sono quattro i circuiti cerebrali fondamentali che subiscono profonde modifiche, e sono proprio quattro tratti distintivi tipici di questo periodo.
Nell’adolescenza infatti cerchiamo gratificazioni attraverso la sperimentazione della novità, ci relazioniamo diversamente con i coetanei, proviamo emozioni più intense e il punto di vista tradizionale assunto nella fase infantile viene messo in discussione alla ricerca di punti di vista inediti e costruiti personalmente.
Ciascuno di questi cambiamenti è fondamentale per plasmare la propria identità e sviluppare le proprie abilità. Tutti e quattro gli aspetti si sovrappongono temporalmente e si intersecano nelle loro manifestazioni, e tutti e quattro rappresentano sia un’opportunità di crescita che una sfida evolutiva che presenta una intrinseca dose di rischio.
Vediamoli uno per uno cercando di comprenderne gli aspetti positivi e quelli potenzialmente negativi.
La ricerca della novità
Il cervello adolescente matura una più intensa ricerca della gratificazione, una spinta interiore che motiva l’adolescente a sperimentare esperienze nuove e a vivere la vita con maggiore intensità.
L’aspetto negativo di questa importante modifica cerebrale è che viene posta maggiore enfasi alle esperienze che portano eccitazione. I comportamenti rischiosi sono visti come una possibile fonte di esperienze positive in quanto vengono minimizzate le possibili conseguenze negative. Questo espone potenzialmente l’adolescente alla ricerca di comportamenti dannosi e pericolosi. Le intenzioni possono venire impulsivamente messe in atto senza che siano accompagnate da una riflessione sulle possibili conseguenze.
L’aspetto positivo è che la ricerca della novità può tradursi in curiosità nei confronti della vita, progettualità e spirito di avventura, apertura nei confronti del cambiamento e passione di vivere.
Il coinvolgimento sociale
L’adolescenza è caratterizzata dall’intensificarsi dei legami con i coetanei e dalla formazione di nuovi e intensi legami di amicizia.
L’aspetto negativo è che quando un adolescente si isola completamente dagli adulti e si circonda soltanto di amici trovando in loro l’unica figura di riferimento, si trova facilmente esposto a comportamenti a rischio. Lo spostamento dell’attenzione verso il gruppo amicale può tradursi in un rifiuto totale del punto di vista degli adulti, della loro esperienza e del loro modo di ragionare.
L’aspetto positivo di questo tratto tipico dell’adolescenza è che l’intensa socialità favorisce la formazione di relazioni di sostegno che possono durare anche a lungo termine. Come è ormai noto da tempo dagli studi a lungo termine sull’essere umano le relazioni sono uno dei fattori più importanti nel prevedere il benessere, la longevità e il grado di soddisfazione nella vita.
Le emozioni intense
Il mutamento cerebrale che si manifesta nella fase adolescenziale favorisce un intensificarsi della vita emotiva, spesso accompagnato da una scarsa capacità di gestire consapevolmente tutto ciò che accade interiormente.
Il mutamento cerebrale che si manifesta nella fase adolescenziale favorisce un intensificarsi della vita emotiva, spesso accompagnato da una scarsa capacità di gestire consapevolmente tutto ciò che accade interiormente.
Il lato negativo di queste emozioni intense è che l’emotività può facilmente prendere il sopravvento, causando impulsività, sbalzi d’umore e reattività accentuata. Tutto può predisporre a vivere esperienze in cui l’aspetto emozionale deriva in modo imprevedibile rendendo difficile gestire gli eventi e le risposte, sia per l’adolescente che lo vive che per l’adulto che interagisce con la situazione.
L’aspetto positivo è che le emozioni intense sono fonte di energia e carica vitale, donano entusiasmo e gusto per la vita.
Ricerca dell’identità e di nuovi punti di vista
L’adolescenza è accompagnata da un potenziale aumento della capacità di essere consapevoli. Le nuove capacità di ragionamento astratto e di pensiero concettuale permettono di mettere in discussione l’insieme dei punti di vista acquisiti nell’infanzia.
Lo status quo viene messo in discussione e vengono generati nuovi schemi mentali e punti di vista innovativi. I problemi vengono spesso affrontati con strategie creative fuori dagli schemi tradizionali.
L’aspetto negativo di questa estrema rinegoziazione di ciò che è stato acquisito è che può portare ad una crisi di identità personale ed esporre l’adolescente alle influenze negative a volte derivanti dal gruppo degli amici. Se la crisi di identità non sfocia in una profonda individuazione, in una definizione della propria identità e del proprio orientamento nella vita facilmente può lasciare un senso di svuotamento e di mancanza di senso, portando a nichilismo esistenziale potenzialmente autodistruttivo.
Il rovescio positivo della medaglia è che questo ampliamento dei propri punti di vista permette di immaginare e percepire il mondo da angolazioni inedite e di esplorarlo con creatività. Se mantenuta nel tempo questa capacità creativa e innovativa permette una transizione verso l’età adulta dove l’apertura a nuovi e creativi punti di vista permane e dona all’esistenza un senso di continua scoperta e creatività.

Dai limiti imposti agli accordi
Nell’adolescenza si verifica un miglioramento nella maggior parte degli aspetti misurabili della vita, come la forza fisica, la funzione immunitaria, la prontezza dei riflessi ecc.
Eppure, nonostante questo, il rischio di morire per cause accidentali o di riportare ferite gravi in questa fase di vita è tre volte maggiore rispetto alle altre fasi. La ricerca della novità e la forte predisposizione alla gratificazione espone l’adolescente a comportamenti rischiosi e imprudenti.
I maschi in particolare sono geneticamente predisposti a perseguire comportamenti rischiosi rispetto alla controparte femminile.
Il periodo adolescenziale è un periodo di profonda ridefinizione dei confini e di messa in discussione dello status quo acquisito in precedenza dalle figure formative.
Questo può creare problemi e avere esiti disastrosi, ma può, come tutte le cose, avere un risvolto positivo.
Porre confini e limiti in modo forzato ai ragazzi a scopo preventivo, spesso ottiene l’effetto opposto: un moto di ribellione che spinge ancora di più il ragazzo verso la trasgressione e i comportamenti rischiosi.
Come agire dunque per minimizzare l’esposizione ai pericoli?
Agendo tramite tre punti:
- Creando consapevolezza dei limiti,
- Ponendo limiti tramite accordi,
- Veicolando la propensione alla ricerca della novità in comportamenti costruttivi.

Consapevolezza dei limiti
Un tratto caratteristico dell’adolescenza è quello della messa in discussione dei limiti imposti da fuori, verso un’esplorazione dei limiti personali conquistati tramite la sperimentazione in prima persona e tramite l’esplorazione creativa di nuovi modi di fare le cose.
L’adulto che ha a che fare con l’adolescente dovrebbe riconoscere in questo movimento rivoluzionario tutto il suo incredibile potenziale di crescita. Invece di vederlo come un moto di ribellione, l’adulto può accogliere questo aspetto riconoscendolo come un elemento positivo intrinseco all’adolescenza stessa. Invece di limitarsi ad osservare sconcertato ciò che accade, o invece di tentare di porre limiti con la forza, può diventare consapevole della natura dell’adolescenza e accompagnare il ragazzo verso la definizione consapevole dei limiti.
La consapevolezza e la comprensione sono sempre ottimi punti da cui partire per definire qualcosa. L’adulto può aiutare il ragazzo a portare in luce una differenza fondamentale: quella tra i limiti da rispettare e i limiti da superare.
I limiti da rispettare sono quei limiti fisiologici e di buon senso e che preservano l’integrità fisica di sé e delle persone che stanno attorno. Guidare a tutta velocità in centro città espone a inutili rischi e mette a repentaglio l’incolumità di altri. Questo è un limite da rispettare.
I limiti da superare invece si trovano al confine tra un’abilità acquisita e un’abilità da conquistare. Se un’adolescente prova imbarazzo nel chiedere di uscire ad una ragazza per cui trova attrazione, questo è un limite da superare per poter crescere nelle relazioni.
Ciò che si è notato è che…
… più una persona si orienta in modo consapevole verso il superamento dei propri limiti per crescere, più rispetta in modo naturale i limiti da rispettare.
Questo principio è valido sia per gli adulti che per i giovani, ma assume nel contesto del nostro discorso una valenza importantissima.
L’adulto che conosce questo principio può aiutare l’adolescente in due modi: può aiutarlo a portare consapevolezza verso i limiti da rispettare e sostenerlo nel superamento dei suoi limiti di crescita.
Invece di mettere limiti imponendoli all’adolescente con la forza, è possibile fare in modo che sia l’adolescente stesso a orientarsi verso il superamento dei propri limiti di crescita. Più sarà orientato in questo senso, meno sarà portato ad esporsi a comportamenti potenzialmente rischiosi.

Prendere accordi tramite il dialogo e la comprensione
Tutto ciò che viene imposto tramite la forzatura generalmente viene resistito da chi lo riceve. Questo è vero sia per gli adulti che per i ragazzi, ma nei ragazzi nel periodo adolescenziale questa resistenza si manifesta in modo ancora più marcato.
L’adulto deve riconoscere che laddove impone forzatamente un limite al giovane, si trova di fronte a un una serie di effetti: alcuni manifesti e altri nascosti.
Forse il limite viene rispettato da parte del ragazzo, ovvero l’adolescente segue controvoglia le richieste dell’adulto. Questo è ciò che si vede.
Quello che non si vede è che questo va a discapito della relazione con l’adulto. La relazione subisce uno strappo. La relazione è compromessa ed è sempre più difficile poi prendere ulteriori accordi sui limiti. Questa spirale negativa più subire un’escalation fino al punto di compromettere definitivamente la relazione adulto-ragazzo.
Un altro effetto che non si nota in modo esplicito è che, proprio perché il limite è stato imposto in modo forzato, l’adolescente sarà portato a trasgredirlo appena ne avrà l’occasione. Quando l’adulto perderà il controllo della situazione, il ragazzo troverà finalmente l’occasione di superare il limite imposto con la forza, trovandosi proprio a fare quello che l’adulto non voleva in buonafede che facesse.
In sostanza…
…i limiti imposti con la forza ottengono a breve termine un comportamento adeguato, ma a lungo termine generano l’effetto opposto.
Esiste un altro modo di trasmettere i limiti? Sì.
Oltre a quanto detto prima riguardo i limiti da rispettare e i limiti da superare, la strategia più funzionale per definire i limiti è quella che rispetta la libertà di scelta del ragazzo. Quando l’adolescente sente accolti i suoi bisogni da parte dell’adulto e sente rispettato il suo punto di vista, può nascere in lui uno spazio per accogliere il punto di vista dell’adulto. Questa comprensione reciproca è il terreno fertile da cui può nascere un accordo consapevole riguardo un limite.
Gli adulti si mettono generalmente nella posizione di pretesa: pretendono che il ragazzo segua le indicazioni in qualità del loro ruolo genitoriale. Tendono a mettersi in modalità prevaricante: è l’adulto che dice cosa fare, il ragazzo segue. Questo atteggiamento di partenza, quando è presente, pone le basi per il mancato rispetto della libertà di scelta del ragazzo. Sentendo violato questo suo diritto fondamentale, la reazione di conseguenza sarà calibrata su una risposta tendenzialmente opposta e equivalente: il limite è imposto in modo forzoso, allora forzo il limite per superarlo, dimostrando nel superamento del limite che sono indipendente e sono libero di scegliere cosa fare.
Un accordo preso reciprocamente per libera scelta invece non subisce questa dinamica, viene facilmente rispettato perché se ne comprende il senso e si assume la responsabilità di mantenere l’accordo.
Gli adulti generalmente pensano che sia il ragazzo a dovere accogliere per primo il punto di vista dell’adulto. D’altronde è l’adulto nella posizione di definire i limiti e di dare indicazioni. Se questa posizione può funzionare nella fase dell’infanzia, nell’adolescenza trova un grosso limite, quello dell’individuazione del ragazzo.
Il giovane adolescente è all’interno di un processo in cui mette in discussione il punto di vista dell’adulto. Come abbiamo visto è un processo utilissimo e positivo. Sapendo questo, come può un adulto far sì che il suo punto di vista sia accolto dal ragazzo?
Tramite la comprensione del punto di vista del ragazzo.
L’adulto per primo dovrebbe porsi nella posizione di accogliere il punto di vista del giovane. Quando l’adolescente si sente accolto e compreso nella relazione, quando il suo punto di vista è recepito come equivalente e non calpestato come inferiore, in lui si apre lo spazio necessario per accogliere il punto di vista dell’adulto. Da questo reciproco scambio possono nascere accordi consapevoli che vengono rispettati con fiducia reciproca.
La difficoltà sta nel far sì che l’adulto si metta in una relazione in cui prima accoglie il punto di vista del ragazzo e poi espone il suo punto di vista con un principio di equivalenza.
Generalmente è difficile farlo perché l’adulto percepisce il suo ruolo con un valore superiore. È certamente vero che l’adulto ha delle responsabilità nei confronti del ragazzo, ma dal punto di vista umano la relazione si manifesta su un piano di equivalenza.

Incanalare la spinta esplorativa
Come abbiamo visto il rifiuto dell’adolescente nei confronti di ciò che è conosciuto, acquisito e familiare presenta un lato oscuro che è potenzialmente rischioso.
Ma oltre a questo c’è un risvolto positivo della medaglia, un lato costruttivo da valorizzare. È possibile veicolare consapevolmente questa spinta verso esperienze e comportamenti edificanti e costruttivi. Gli anni dell’adolescenza sono un periodo di forte innovazione e si presentano come ricchi di potenzialità costruttiva. Dal rifiuto dei modi di agire e pensare tradizionali possono nascere idee originali, fuori dagli schemi acquisiti, che permettono di realizzare pratiche innovative e creative.
Accogliere la creatività di un adolescente e permettergli di esprimere punti di vista rivoluzionari ha due aspetti positivi.
Da un lato permette al ragazzo di veicolare in modo costruttivo la sua spinta naturale all’esplorazione creativa, sentendosi visto e riconosciuto in questo suo bisogno. Più si sente accolto e valorizzato meno sarà propenso a spingersi in comportamenti inutilmente rischiosi
Dall’altro lato gli adulti stessi possono beneficiare dei nuovi punti di vista scaturiti dalla spinta dei ragazzi. Se è vero che il punto di vista tradizionale è stato utile e ciò che funziona si mantiene, è altrettanto vero che il progresso avviene introducendo punti di vista inediti, e questi spesso vengono da giovani che hanno incanalato la loro spinta creativa in modo costruttivo.

Pre-adolescenza
La fase di transizione dall’infanzia all’adolescenza è una delle più complesse e affascinanti nell’arco della vita. Un momento di cambiamento accelerato, sia fisico che psichico che sociale.
Questa fase di transizione è definita pre-adolescenza, ed è una fase evolutiva specifica che funge da raccordo tra l’infanzia e la fase adolescenziale vera e propria.
A volte nel definire questa fase vengono impiegati termini diversi come se fossero tra loro sinonimi, quando in realtà definiscono aspetti diversi che caratterizzano questa fase di vita: pre-adolescenza e pubertà.
Questa fase è infatti caratterizzata dall’esordio della pubertà, cioè dall’insieme delle trasformazioni fisiche che segnano l’uscita dall’infanzia.
Con il termine pre-adolescenza si definiscono invece l’insieme delle trasformazioni psicologiche, relazionali e sociali che accompagnano la pubertà. È impossibile separare questi due processi: si intrecciano e si sovrappongono in svariati modi.
Il substrato biologico e l’esperienza psicologica sono reciprocamente interdipendenti e inseparabili.
Pubertà
La pubertà non è un singolo processo o stadio, ma è un processo di sviluppo continuo, che implica una serie di cambiamenti ormonali e fisici interconnessi che si concludono con lo sviluppo delle capacità riproduttive e nell’aspetto adulto.
La pubertà copre generalmente un periodo di vita della durata di 5-6 anni e implica i seguenti cambiamenti esterni e interni.
- Cambiamento del sistema ormonale ed endocrino.
- Accelerazione della crescita
- Aumento e/o ridistribuzione del grasso corporeo e del tessuto muscolare
- Sviluppo del sistema circolatorio e respiratorio.
- Aumento della forza fisica e della resistenza.
- Maturazione dei caratteri sessuali secondari e degli organi riproduttivi.
Queste modificazioni fisiche avvengono principalmente tra gli 11 e i 14 anni, con una differenza di esordio tra maschi e femmine.
Le femmine tendenzialmente anticipano questi cambiamenti, sia somatici che ormonali. Il seno è la prima caratteristica sessuale ad apparire, generalmente tra gli 8 e i 13 anni. Per i maschi l’inizio della pubertà è ritardato di uno o due anni, e lo sviluppo sessuale in media esordisce dai 9 ai 14 anni.

Le trasformazioni psicologiche legate alla pubertà
Gli eventi corporei più intensi e significativi dal punto di vista emotivo che accompagnano la maturazione puberale sono per i maschi la prima eiaculazione e per le femmine il menarca, ovvero la comparsa della prima mestruazione. I due eventi hanno generalmente un’accoglienza diversa: il primo tende ad essere celato e nascosto, il secondo più conosciuto e collocabile nel tempo.
Tutte le trasformazioni fisiche del periodo puberale esercitano un profondo effetto sul pre-adolescente, influiscono sulla sua identità e lo espongono a rinegoziare il rapporto con il proprio corpo.
L’aspetto fisico tende ad influenzare l’immagine di sé, l’autostima e lo status sociale. Queste implicazioni sono una novità rispetto a come il corpo viene vissuto nell’infanzia.
Il ragazzo inizia a comprendere come i cambiamenti influenzino il suo rapporto con l’ambiente esterno e gli altri ragazzi. La spiccata auto-osservazione, la riflessione su di sé e l’auto-critica rispetto agli aspetti della propria fisicità sono la conseguenza di questa consapevolezza.
La pubertà con le sue modificazioni mette in crisi gli equilibri interni raggiunti, apre alla definizione della propria identità di genere e al possesso della propria fisicità sessuata.
I compiti evolutivi della pre-adolescenza
La preadolescenza è caratterizzata da una serie di transizioni: dal corpo infantile a quello adulto e sessuato, dalla famiglia al gruppo di coetanei, dal pensiero concreto a quello astratto e formale, dal conformismo alla ricerca di valori propri, dalla dipendenza all’indipendenza verso l’interdipendenza.
È possibile definire, riguardo questa fase evolutiva, dei compiti evolutivi (obiettivi specifici di questa fase di vita).
- Ristrutturazione dell’identità corporea.
- Consolidamento e intensificazione delle condotte di genere.
- Progressiva autonomia dalla famiglia di origine e apertura a nuove forme di socialità.
- Nuovi livelli di approfondimento e di riflessione su di sé e sulla realtà.
- Trasformazione e ampliamento degli ambiti di interesse e degli orizzonti di vita con il consolidamento di un atteggiamento di sperimentazione attiva.
Questi compiti formativi possono avere esito positivo o negativo. Va riconosciuto il valore della conquista dei singoli punti: ciò è conquistato in questa fase di vita diviene il trampolino di lancio per ciò che può avvenire nell’età adulta. Trascurare o non portare a compimento questi step evolutivi indebolisce la struttura e le abilità della persona adulta.
È certamente vero che è possibile recuperare ciò che non è stato fatto in precedenza, ma è altrettanto vero che esistono delle finestre temporali entro cui siamo chiamati a compiere determinati step evolutivi.
Farlo fuori da queste finestre temporali è un’azione riparatrice fuori tempo. Oltre ad essere più difficile, va riconosciuto che l’approccio ottimale è quello di affrontare e impegnarsi nel portare a compimento gli step evolutivi proprio quando si presentano.
Conoscere i compiti evolutivi della pre-adolescenza, esserne consapevoli e impegnarsi attivamente nel portarli a termine permette indirizzare le proprie attenzioni e le proprie azioni con strumenti adeguati allo scopo.

Lo sviluppo della sessualità
È possibile suddividere, all’interno del percorso di sviluppo psicosessuale, un insieme di compiti evolutivi:
- Riconoscimento e accettazione della propria sessualità biologica.
- Accettazione e assunzione di responsabilità della propria capacità riproduttiva.
- Definizione dell’identità di genere.
- Scelta dell’oggetto sessuale a cui rivolgere il desiderio.
- Capacità di sviluppare intimità sessuale e affettiva all’interno della coppia.
- Capacità di assumere impegni nella relazione.
Un adolescente può trovarsi in difficoltà in ciascuno di questi aspetti dell’assunzione della propria sessualità, dalla definizione della propria appartenenza di genere, al modo di assumere il proprio ruolo, alla gestione della scelta del proprio oggetto d’amore o desiderio, fino alla difficoltà nell’assumere impegni nella relazione di coppia.
Tra tutti questi assume un ruolo predominante per l’adolescente la formazione della propria identità di genere.
L’identità di genere
Il concetto di genere è stato introdotto in tempi relativamente recenti nell’ambito della riflessione psicologica, per definire il ruolo di un individuo nella società come maschio o femmina.
L’identità di genere è un sistema complesso di credenze nei riguardi di sé stessi e della propria mascolinità o femminilità. L’identità di genere può essere in accordo o in disaccordo con il proprio sesso biologico: è uno stato psicologico, la percezione soggettiva riguardo il proprio genere. Il concetto di identità infatti si riferisce proprio a questo aspetto soggettivo. Un’identità è uno stato assunto come una definizione di sé: “io sono…”
Proprio perché è un qualcosa di assunto psicologicamente, può essere in accordo o in disaccordo con il proprio sesso biologico. Un ragazzo può riconoscersi biologicamente come uomo ma sentire e sapere dentro di sé di essere femmina. È un sentire e un sapere soggettivo, e ci si riferisce a questo insieme di credenze e identità sul proprio genere come all’identità di genere. È il convincimento persistente di essere maschio o femmina, di appartenere a uno o all’altro sesso e si riferisce agli aspetti psicologici, sociali e culturali della mascolinità e della femminilità.
La formazione dell’identità di genere è un passaggio cruciale per l’adolescente, e il più complesso tra i compiti di sviluppo.
La mentalizzazione del corpo sessuato espone il giovane al rischio di processi di dissociazione. L’integrazione tra i ruoli affettivi che lo sviluppo del ruolo sessuale comporta richiedono notevoli capacità integrative.
Il ruolo sessuale attivato dalla maturazione sessuale e ormonale manifesta una serie di stati psicofisici (eccitazione, desiderio sessuale ecc) che possono essere accettati o rifiutati come inquietanti o come pericolose perdite di controllo. L’integrazione della mascolinità e della femminilità nell’immagine di sé richiede anche una rielaborazione dei rapporti interni fra i diversi ruoli affettivi, cioè le precedenti identificazioni e introiezioni di madre e padre. Per mettere in atto un sano processo integrativo è necessario un processo di dis-identificazione tra questi ruoli introiettati, e spesso questo risulta difficile per il ragazzo: lo può esporre a una crisi d’identità, una vulnerabilità e un’emancipazione che spesso viene resistita.
Attraverso un percorso di separazione e individuazione l’adolescente può separarsi dall’immagine di sé interiorizzata nel corso dell’infanzia per costruire (o scoprire) la sua reale identità.
In un percorso di sviluppo sano in questa identità include la consapevolezza e l’accettazione della propria identità di genere.
Vediamo alcuni percorsi di sviluppo.

Percorsi di sviluppo dell’identità di genere
Possiamo delineare 3 livelli di complessità nello sviluppo dell’identità di genere, che derivano dall’osservazione dei meccanismi messi in atto dall’energia vitale nell’essere umano.
Un essere umano è dotato infatti di
- una componente biologica, fisica;
- di un sentire, cioè di sentimenti e di emozioni;
- e infine di una mente pensante, che elabora pensieri e funzioni immaginative, elabora ricordi e strategie.
L’essere umano possiede tutte queste funzioni, diverse tra di loro ma unite in una complessità funzionale.
Lo sviluppo sessuale si esplica in questi livelli di complessità manifestando traiettorie di sviluppo funzionali o disfunzionali.
Definiamo schematicamente questi livelli.
Abbiamo il corpo fisico con la sua biologia: riconosco di essere biologicamente maschio o femmina.
Abbiamo un sentire: sento di essere maschio o femmina.
Abbiamo un’identità di genere: so di essere maschio o femmina.
Il percorso di sviluppo più semplice è quello concordante su tutti i livelli: riconosco e accetto di essere maschio, sento di essere maschio e so di essere maschio. (L’esempio non cambia chiaramente se fatto al femminile).
Quando lo sviluppo è concordante sui 3 livelli, l’orientamento del desiderio verso l’esterno si aggancia naturalmente verso il sesso opposto.
Le cose si complicano quando ci sono discordanze sui livelli.
Ad esempio: mi guardo allo specchio e riconosco di essere maschio, ma non lo accetto; sento di essere femmina, ma so di essere maschio perché l’immagine che lo specchio mi riflette me lo dice in modo incontrovertibile. In questo caso c’è una discordanza tra quello che sento e quello che credo di me.
Questa discordanza crea una difficoltà nell’assumere appieno un’identità di genere definita e anche l’orientamento verso l’esterno del proprio desiderio sarà vissuto in modo conflittuale. L’elemento conflittuale in questo caso è rappresentato dal rifiuto della propria sessualità biologica, discordante rispetto ciò che si sente e si crede di sé.
Un altro esempio: riconosco di possedere un corpo femminile, e lo accetto. Sento però di essere maschio e anche la mia identità di genere è maschile: ovvero so di essere maschio, seppure in un corpo femminile, e lo accetto, sento che va bene così. In questo caso la traiettoria è discordante sui vari livelli ma l’orientamento verso l’esterno non è vissuto in modo conflittuale. Una donna che ha questo sviluppo della sessualità si orienterà naturalmente e in modo del tutto sereno e consapevole verso una relazione omosessuale.
Appare evidente che le traiettorie dello sviluppo possono combinarsi in vario modo. Non necessariamente sono vissute come disturbanti per chi le sperimenta.
Sono due gli aspetti importanti su cui portare l’attenzione per permettere un sano sviluppo della sessualità e dell’identità di genere:
- L’accettazione del proprio sesso biologico.
- La concordanza tra il sentire e l’identità di genere.
Quando sussistono queste due condizioni la sessualità si può orientare con serenità verso l’esterno nella costruzione di relazioni affettive.
Alcune statistiche riguardo l’omosessualità tra gli adolescenti:
- Circa il 10% degli adolescenti si considera gay, lesbica o bisessuale
- Le ragazze con una leggera prevalenza sui maschi (2-3%) dichiarano relazioni omosessuali.
- La prima consapevolezza della propria omosessualità appare in genere attorno ai 13 anni per i maschi e a 16 per le femmine.

Ricerca della verità nell’adolescenza
Il contatto con i ragazzi e lo studio delle dinamiche dell’adolescenza porta alla luce una conclusione apparentemente controintuitiva:
L’adolescente, pur sembrando principalmente preoccupato della sessualità, in realtà è soprattutto preoccupato della conoscenza e del capire.
L’adolescente è infatti affamato di verità, ha un intrinseco bisogno di comprensione e di simbolizzazione di sé e del mondo.
Così come il corpo fisico ha bisogno di cibo per sopravvivere, così la mente dell’adolescente necessità di verità. La mente dell’adolescente è protesa verso la verità come un bisogno fondamentale.
Ne ha bisogno per emanciparsi, per uscire fuori dalla confusione, dalle illusioni dell’infanzia e della pubertà.
L’adolescenza mette in discussione le figure genitoriali in un processo di disillusione e de-idealizzazione.
La rinuncia alle illusioni infantili lo espone a un vuoto da riempire. Da questo vuoto emerge la spinta alla ricerca della propria verità.
La necessità di acquisire autonomia dai genitori è un processo psicologico sano e può essere considerata una ripresa più consapevole del processo di separazione e individuazione già compiuti nella prima infanzia.

La ridefinizione dell’identità: Chi sono io?
La domanda chiave dell’adolescenza è “Chi sono io?”
La costruzione e la scoperta dell’identità avviene all’incrocio fra la spinta biologica della pubertà e quella sociale della cultura di appartenenza. Il compito dell’adolescente è quello di elaborare i cambiamenti della biologia del corpo, della propria psicologia e del mondo in cui vive ed attribuire significato emotivo della realtà interna, psichica e biologica, e di quella esterna, relazionale e sociale.
Nelle società tradizionali la formazione dell’identità avveniva all’interno di celebrazioni rituali collettive o riti iniziatici. Ora invece avviene tramite processi individuali di elaborazione simbolica e attribuzione di significato.
Il vuoto lasciato dalla disillusione in cui incorrono le figure genitoriali può essere destabilizzante, e portare a ciò che può essere definita crisi d’identità. La crisi d’identità si può manifestare nella sua duplice valenza: la ricerca della verità di sé in un processo di continuità e discontinuità, e anche con la sua accezione etimologica più profonda: la rottura di un equilibrio precostituito alla ricerca di un equilibrio più funzionale.
La formazione dell’identità è centrale nella vita psichica dell’adolescente.
L’identità corrisponde a un sentimento soggettivo di unità e continuità personale, costruito attraverso processi d’integrazione di sentimenti e di rappresentazioni che collegano il passato con il futuro.
L’identità è un’entità dinamica, è la percezione che si ha di sé stessi e si forma progressivamente attraverso auto-rappresentazioni che si sviluppano nel corso della propria storia di vita.
Il traguardo di questo processo di è la formazione di un’identità stabile, coerente e individuata e si può dire completo quando la percezione di essere sé stessi, in continuità nel tempo e nello spazio, si integra con la percezione del riconoscimento da parte degli altri.

Il Respiro Circolare per Giovani (14-29 anni)
La tecnica del Respiro Circolare è uno strumento di crescita personale che nell’adolescenza trova un ampio spettro di applicazioni.
La tecnica agisce nel mettere in moto un processo di purificazione fisica, emozionale e mentale che predispone l’energia vitale a fluire in modo armonioso nella biologia, nei propri sentimenti e portando consapevolezza a eventuali meccanismi mentali disfunzionali.
Questo effetto è visibile a tutte le età, ma in adolescenza trova un riscontro particolarmente positivo perché proprio in quell’età l’energia vitale, associata alla sessualità, ha un risveglio naturale e spesso l’adolescente fatica ad incanalarla in modo corretto.
Vediamo alcune aree su cui agisce il Respiro Circolare praticato in adolescenza e i suoi effetti.

Incanalare l’energia vitale
L’energia vitale in adolescenza tende a risvegliarsi naturalmente e a sommarsi alla sessualità. I due processi tendono a intersecarsi e a creare effetti sovrapposti.
In adolescenza, proprio perché è la fase formativa in cui si accende in modo marcato la sessualità e l’energia vitale, è utile imparare ad accettare e sostenere la propria energia vitale senza entrare nel meccanismo oscillatorio della repressione e della sfrenatezza.
Il Respiro Circolare in adolescenza è mirato proprio a questo: accompagna il giovane a imparare come stare di fronte alla propria energia vitale e a incanalarla in modo costruttivo in azioni di crescita.
Accogliere la propria sessualità e imparare a incanalarla
La pubertà e l’adolescenza sono fasi caratterizzate da intense trasformazioni fisiche, ormonali e psicologiche. Uno degli aspetti predominanti è l’emergere della sessualità, un evento che investe in toto il mondo dell’adolescente: non solo il suo corpo, ma anche i suoi sentimenti, la sua mente, l’immagine che ha di sé stesso, le relazioni con gli altri.
Non è affatto scontato che il fiorire della sessualità sia accolto con apertura e positività da parte del giovane.
Un importante passo di crescita per il giovane è quello di riconoscere ed accogliere la propria sessualità. Questo passo apre poi alla possibilità di indirizzare la sessualità in una relazione affettiva, in cui la sessualità può trasformarsi in coesione reciproca.
Nel Respiro Circolare dedicato agli adolescenti vengono affrontati dal punto di vista teorico entrambi gli aspetti: l’accogliere la propria sessualità e come tradurla in relazione.
Il percorso di crescita è composto da tre elementi che lavorano in modo sinergico tra di loro.
- Le spiegazioni teoriche indirizzano l’attenzione alle tematiche proposte.
- Tramite il Respiro Circolare il ragazzo entra in contatto con i propri vissuti al riguardo.
- Con gli esercizi di comunicazione può renderli consapevoli, originare nuove intenzioni e acquisire nuove abilità.
Ad ogni incontro il concatenarsi di questi passaggi permette al giovane di conoscersi meglio, di comprendere i temi proposti e di maturare nuove scelte al riguardo.

Definire la propria identità di genere e possedere il corpo sessuato
Come abbiamo visto la maturazione della propria sessualità può incorrere in numerose traiettorie con esito per niente scontato. Nel Respiro Circolare dedicato agli adolescenti è prevista un’attenzione marcata sugli aspetti legati allo sviluppo della sessualità.
Il giovane è accompagnato a entrare in contatto con le sensazioni e le impressioni legate alla sessualità: utilizzando la tecnica di respirazione specifica del Respiro Circolare può aprirsi a queste sensazioni, riconoscerle, discriminarle dal resto di ciò che sente e imparare l’arte di starci di fronte e incanalarle in modo corretto.
Inoltre, tramite gli esercizi di comunicazione appositi, può prendere consapevolezza della propria identità di genere, creando concordanza tra quello che percepisce di essere e il proprio sentire. Come abbiamo visto questa concordanza interiore è ciò che permette di vivere la sessualità in modo sereno e di orientare le proprie azioni nel costruire una relazione affettiva e non solo basata sulla sessualità.

Vivere ed esprimere le emozioni
La fase adolescenziale è caratterizzata da una forte intensità emotiva. Le emozioni possono prendere il sopravvento e se non vissute correttamente possono lasciare strascichi, residui negativi; o anche possono causare ferite e strappi nelle relazioni se non espresse in modo corretto.
La tecnica del Respiro Circolare permette all’adolescente sia di entrare in contatto con il suo mondo emotivo, permettendosi di sentire pienamente ciò che sta sentendo, che di imparare ad esprimere le proprie emozioni senza ledere gli altri e il contesto che gli sta attorno.
Nelle sedute di Respiro Circolare dedicato agli adolescenti sono previsti, dopo la seduta vera e propria di respiro, degli esercizi di comunicazione. Questi esercizi, quando includono l’espressione di ciò che si sente, permettono di apprendere una importante alfabetizzazione emotiva, un’abilità fondamentale che rientra tra le competenze di base dell’intelligenza emotiva.

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Superare i limiti per crescere
Come abbiamo visto nel paragrafo dedicato ai limiti, più l’adolescente supera i propri limiti di crescita, più è orientato a rispettare naturalmente i limiti fisiologici. Il Respiro Circolare porta in modo spontaneo il ragazzo ad incontrare e superare dei limiti di crescita, che siano legati all’espressione delle proprie emozioni, al sostenere la respirazione o l’intensa energia vitale, o ancora all’attraversare determinati vissuti.
In ogni caso giovane ne esce fortificato, imparando ad sviluppare la volontà e sentendo che può superare i propri limiti in modo costruttivo, e questo è educativo perché orienta spontaneamente le azioni verso i limiti da superare per crescere come persona.

Imparare a creare coesione col gruppo
La tecnica del Respiro Circolare è una tecnica che viene applicata individualmente. Ognuno respira “da solo” e porta l’attenzione su di sé.
Eppure, pur mantenendo l’attenzione rivolta dentro, il Respiro Circolare viene generalmente praticato con una impostazione di gruppo. Respirare assieme ad altri è utilissimo per vari motivi, soprattutto per un adolescente.
Innanzitutto permette di accedere a un sentire condiviso, in questo modo il ragazzo non si sente isolato con ciò che sente.
Permette poi di comprendere che le dinamiche personali sono in realtà qualcosa di universale e condiviso con altri.
Pur essendo ognuno diverso dall’altro, le dinamiche di crescita e le problematiche che si possono incontrare sono comuni a tutti. Quando il giovane non condivide spazi di crescita con i coetanei, può essere portato a credere che ciò che prova sia sbagliato e che sia lui l’unico a vivere determinate difficoltà. Vedere che reciprocamente si condividono i medesimi vissuti, seppure in forma diversa, apre ad una maggiore accettazione dei vissuti personali.
Infine, praticare il Respiro Circolare e gli esercizi di comunicazione in gruppo, permette di creare coesione tra pari.
Coesione significa sentirsi vicini agli altri, riconoscersi in un gruppo che condivide un vissuto comune.
Il Respiro Circolare per i ragazzi è dedicato a loro, agli adolescenti e chi si trova nella prima età adulta: l’età dei partecipanti è simile.
Questa vicinanza di età gli consente di avvicinarsi reciprocamente e di creare nuove amicizie.
Avere uno spazio in cui potersi mostrare reciprocamente nei propri vissuti personali permette sentirsi visti e di instaurare rapporti autentici, un aspetto importantissimo e spesso denso di difficoltà per l’adolescente.
Le nuove generazioni si sentono spesso separate dagli altri: pur condividendo i medesimi spazi e passando del tempo in comune, a volte patiscono la mancanza di una vera e profonda relazione.
Pur essendo una realtà presente da sempre, questa separazione è diventata sempre più marcata con la complicità dei dispositivi elettronici: i giovani sono sempre connessi elettronicamente e in rete tramite i social, ma spesso questo va a discapito della connessione umana con l’amico con cui si condivide l’attività.
Avere uno spazio di condivisione reale, in cui poter entrare autenticamente in relazione con gli altri permette ai giovani di riconoscerne il valore, di creare nuove amicizie e di estendere questa predisposizione alla relazione anche al di fuori del contesto del gruppo di condivisione del Respiro Circolare.

Acquisire maggiore consapevolezza
La tecnica del Respiro Circolare, oltre ad agire sull’energia vitale e sulle emozioni, è una straordinaria tecnica di consapevolezza. Durante la seduta di respiro l’attenzione è rivolta interiormente, con un atteggiamento di apertura e di inclusione rispetto a ciò che si sente e si pensa.
Questo atteggiamento mindful è una vera e propria abilità introspettiva che in modo trasversale si propaga in ogni area della vita. La medesima capacità di essere presenti a sé stessi, messa in pratica mentre si respira in modo circolare, viene attivata mentre si eseguono altre attività: mentre si studia, mentre si è in relazione, mentre si fa sport… con immediati risvolti positivi.
Le ricerche scientifiche sugli adolescenti ci mostrano molti dati su cui riflettere, e uno di questi è il progressivo deperimento della capacità di sostenere l’attenzione.
Sembra che le nuove generazioni, cresciute con stimoli sempre più rapidi e immediati, si siano adattate a queste richieste da parte dell’ambiente, diminuendo la loro capacità di restare concentrati e focalizzati su una singola azione alla volta. Vista da una certa angolazione la questione sembra avere dei risvolti positivi, come la capacità di mantenere l’attenzione su più attività contemporaneamente; in realtà questo deperimento dell’attenzione manifesta a cascata una serie di conseguenze negative, sia dal punto di vista dell’efficienza e dei risultati che dal punto di vista della conoscenza di sé.
Il Respiro Circolare permette di allenare l’abilità fondamentale della continuità dell’attenzione, che come detto ha risvolti positivi su tutte le altre attività in cui ci si coinvolge.

Scoprire la propria identità
Come dice Donald Meltzer, il giovane adolescente è “affamato di verità”.
L’intera adolescenza è infatti un processo di messa in discussione di ciò che è stato acquisito prima, alla ricerca di una verità più profonda riguardo sé stessi.
Il giovane adolescente è alla ricerca del proprio posto nel mondo, in un processo in cui si somma la continuità con il proprio passato e la discontinuità rispetto alle innumerevoli prospettive che il futuro propone.
A volte gli adulti vedono gli adolescenti come immaturi e quindi li giudicano incapaci di prendere impegni a lungo termine. In realtà è proprio nell’adolescenza che il ragazzo dovrebbe gettare le basi per ciò che verrà dopo. Riconoscendo il valore di questa conoscenza possiamo sostenere gli adolescenti nel processo di divenire maggiormente consapevoli di loro stessi.
Il Respiro Circolare mette in moto, anche in questo campo di ricerca, un efficace processo di crescita. La scoperta della propria identità viene favorita in due modi: portando consapevolezza a ciò che ha plasmato finora la percezione di sé stessi (continuità con il passato) e rimuovendo ciò che impedisce di prendere consapevolezza della propria verità.
La verità di sé infatti diventa autoevidente quando tutto quello che la cela viene tolto.
Il Respiro Circolare permette proprio di mettere in atto questo duplice processo: aiuta il giovane adolescente a riconoscere il proprio posto nel mondo e gli fornisce strumenti essenziali per esprimere con entusiasmo la propria identità.
Bibliografia
- Dan Siegel – La mente adolescente
- A. Maggiolini, G. Pietropolli Charmet – Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti
- Alberto Pellai – L’età dello tsunami
- Silvana Tiani Brunelli – L’arte di educare
- Silvano Brunelli – Le abilità personali nell’educazione

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