Il posto migliore per nascondere qualsiasi cosa è in piena vista.
In questo articolo ti parlo di un segreto che è nascosto in piena vista, qualcosa che è sotto gli occhi di tutti, ma che solo pochi vedono e colgono a fondo.
Scopriremo come sciogliere la stanchezza usando un elemento che tutti hanno a disposizione: il respiro. È l’elemento più naturale che esista, una parte del nostro essere al mondo talmente costante che viene data per scontato.
Prova a pensare: l’ultima volta che ti sei sentito stanco, cosa hai fatto per affrontare la stanchezza? Dove hai posto l’attenzione?
Ben pochi rivolgono lo sguardo al loro respiro.
Qualcuno prende un caffè, qualcuno prova a riposare, altri non fanno nulla e accumulano la stanchezza fino a che diventa una stanchezza cronica, creando uno stile di vita appesantito e rallentato, dove fare ogni cosa risulta uno sfinimento.
Scopriamo dunque il ruolo del respiro nel vivere una vita dove la stanchezza lascia il posto alla vitalità.

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Il respiro ti carica di energia vitale
Tutti sanno che chi non respira è morto.
Pochi hanno capito che chi più si respira, più si è vivi.
Questa è una frase di Lowen che sottolinea un concetto per nulla scontato:
“più si respira, più si è vivi.”
Rileggi per cortesia questa frase, lentamente, e lasciala entrare in profondità dentro di te.
Il livello di vitalità che una persona vive è strettamente legato al suo modo di respirare e all’intensità e profondità del suo respiro.
Ecco il segreto celato in piena vista. Respirando puoi accedere ad un alto livello di vitalità, e di conseguenza contrastare la stanchezza.
Respirare di più non è inteso come quantità in senso assoluto, non è riferito alla capacità polmonare o a una performance atletica. Uno sportivo che pratica una disciplina aerobica potrebbe manifestare uno stesso livello di stanchezza di un sedentario.
Respirare di più è inteso come qualità della tua respirazione.
Puoi farti delle semplici domande qualitative per valutare la tua respirazione:
- Quanto è profondo il tuo respiro?
- Quanto è completo il tuo respiro?
- Quanto è libero il tuo respiro?
La capacità di avere un respiro profondo, completo e libero ti permette di accedere a un’alta quantità di energia vitale.
Anche se in senso assoluto respiri la metà della metà di un atleta, con una respirazione libera, completa e profonda puoi accedere ad una vitalità che questo nemmeno si immagina.
Questo è il primo principio da fissare, il legame diretto che esiste tra il respiro e l’energia vitale.
Più respiro significa più energia vitale.
Ma c’è un secondo motivo per cui un respiro liberato contrasta la stanchezza alla radice, e questo non è in piena vista, perché è subdolamente nascosto nei nostri meccanismi di difesa psicologici.

Tenere il respiro bloccato consuma energia
Nel corso della vita la respirazione subisce una serie di condizionamenti, dovuti alla risposta ad eventi che restano impressi.
Te ne ho parlato in modo approfondito in questo articolo sui traumi e la respirazione.
Il punto che voglio sottolineare qui parlandoti della stanchezza è questo: i blocchi emotivi, ovvero le emozioni represse che non ti sei permesso di vivere completamente, alterano il respiro bloccando il pieno fluire dell’energia vitale nel corpo.
Il blocco del respiro permane, viene cioè tenuto attivo inconsciamente, come meccanismo di difesa per non sentire appieno le emozioni congelate legate all’evento scatenante.
Questo blocco del respiro viene vissuto come una tensione costante. Una tensione che si manifesta su più piani: diventa tensione fisica (irrigidimento muscolare), tensione emozionale (emozioni conflittuali) e infine anche tensione mentale.
Ebbene sì, tenere attivo un blocco richiede energia!
Oltre a non permettere il pieno fluire dell’energia vitale, il blocco del respiro consuma energia.
Anche se la persona sente di subire il blocco del respiro, ovvero non lo fa coscientemente, all’atto pratico è la persona stessa che tiene attiva in sé la tensione.
Certo, è una tensione parassita, subita, generata dall’inconscio e dai suoi meccanismi di difesa.
Ma da dove prende energia l’inconscio? Sempre dalla stessa fonte di energia vitale a cui attinge la parte consapevole.
Siamo noi che facciamo tutto dentro noi stessi. Solo che una parte è consapevole, l’altra no.
Ecco svelato il secondo meccanismo che lega la qualità del respiro alla stanchezza.
Un blocco del respiro non solo ti impedisce di ricaricarti pienamente di energia vitale, ma consuma costantemente energia vitale sotto forma di tensioni parassite.
Viaggiare con il freno a mano tirato
La vita di molte persone che accusano vari gradi di stanchezza ricorda questa scena.
Immagina una persona in auto, con la spia della benzina accesa. Con l’auto in riserva, viaggia alla ricerca del prossimo distributore di carburante, incerta di riuscire ad arrivarci.
Mentre guida, afferra e tira con accanimento il freno a mano.
Ecco che l’auto non solo rallenta, ma consuma di più a parità di chilometri percorsi.
Vedendo la lancetta del serbatoio che si abbassa velocemente, la persona ansiosa accelera per arrivare prima al distributore, e con pari intensità tira ancora di più il freno a mano.

Ecco innescato un meccanismo perverso che conduce nel tempo verso la stanchezza cronica e l’esaurimento psicofisico.
Il blocco del respiro è come un freno a mano tirato: oltre a rallentare, consuma una quantità incredibile di energia vitale sotto forma di tensioni parassite.
La prima presa di coscienza importante da fare per intervenire su questo meccanismo è prendere atto che sei tu che tiri il freno a mano.
Non esiste un’altro passeggero seduto al tuo fianco che ti sabota mentre tu guidi.
Sei tu che premi sull’acceleratore, e al contempo sei sempre tu che tieni tirato il freno, solo che non ne sei consapevole (o se ne sei consapevole, non sai come mollarlo).
Vediamo più avanti come farlo, per ora è importante riconoscere che esiste solo un guidatore, che ha consapevolezza dell’energia che mette nella guida, ma non è consapevole di tirare il freno a mano (blocco) e seppur vuole mollarlo, non sa come fare.
Per comprendere a fondo come sciogliere la stanchezza con la respirazione, dobbiamo prima fissare un altro punto importante: la differenza tra la stanchezza fisica e il livello di energia vitale.
Per comprenderla prendiamo spunto dai nostri maestri in incognito: i bambini.

L’energia di quando eravamo bambini
Se hai avuto a che fare con i bambini, ti sarai accorto di un fenomeno particolare.
La sera, quando sono visibilmente stanchi fisicamente, spesso hanno un’altissima carica di energia vitale.
Magari sono entusiasti e curiosi verso un nuovo gioco, e non vogliono andare a dormire, negando addirittura di avere sonno.
Per un adulto che li osserva è inequivocabile che siano stanchi morti. Tant’è vero che superata una certa soglia, crollano addormentandosi magari proprio mentre stanno giocando.

Com’è possibile?
È possibile perché loro hanno una cosa che gli adulti tendono a perdere. La loro apertura alla vita rende evidente una distinzione ben precisa: stanchezza fisica e energia vitale si muovono in modo indipendente.
Esprimendo loro stessi autenticamente, senza maschere e senza forzature o resistenze, si caricano di energia vitale. Nel gioco si esprimono, si esprimono autenticamente senza filtri, senza resistenze e forzature psicologiche.
Tradotto con l’analogia appena vista dell’auto: i bambini non hanno il freno a mano tirato, e mentre guidano si caricano.
L’espressione di sé è infatti una fonte di energia vitale.
Quando ti esprimi autenticamente, non consumi energia vitale, ma la generi!
Per cortesia rileggi questa frase e lasciala entrare, perché è un punto chiave.
Giocando il corpo del bambino inevitabilmente si stanca, accumula stanchezza fisica fino al punto di crollare, e nonostante questo loro sono pieni di energia ed entusiasmo, sono carichi di energia vitale.
Purtroppo crescendo l’adulto perde questa distinzione. Inizia a perderla quando si attivano i meccanismi psicologici del forzare e del resistere, quando si perde il contatto con la verità di sé e si inizia a falsare l’espressione di sé stessi.
Allora si perde l’alto livello di vitalità ed entusiasmo che contraddistingue la fase dell’infanzia.
L’adulto diventa ingrigito e spento, impostando il suo tenore di energia vitale su un livello inferiore. Non solo, viene a crearsi questa subdola combinazione: la stanchezza fisica viene associata al livello di energia vitale, come se fossero una cosa sola, quando in realtà sono e restano due cose ben distinte (anche per noi adulti).
Vediamo meglio questo punto.
Stanchezza fisica e energia vitale
Il livello di prontezza fisica è una cosa diversa rispetto al livello di energia vitale. Sono due “circuiti” distinti e separati. Questo è vero per i bambini, e altrettanto per gli adulti.
Per comprenderlo possiamo immaginare questi “circuiti” come se fossero due batterie distinte, con un livello di carica indipendente.

Come abbiamo visto, nell’adulto normalmente le cose sono associate, agiscono con un legame stretto. Quando il corpo si stanca, di pari passo tende a diminuire il livello di energia vitale.

Quando il livello delle batterie è basso, sentiamo stanchezza e cerchiamo di contrastarla riposando o cercando di ricaricarle.
Riposando il corpo, tendenzialmente ci si ricarica anche di energia vitale. Questo è vero quando il riposo è di buona qualità (vedremo dopo perché questo a volte non accade).
È importante che tu riesca a distinguere dentro di te questi due “circuiti”, ben distinti uno dall’altro. Quello della prontezza fisica, e quello dell’energia vitale.
La “batteria” del corpo fisico, segue il ciclo dell’attività fisica: quando il corpo consuma energia per un’attività fisica, necessita di ricaricarsi (generalmente riposando).
La “batteria” dell’energia vitale segue il medesimo ciclo quando l’energia vitale è trattenuta da una serie di tensioni (fisiche, emozionali e mentali). Queste tensioni parassite sono visibili in modo evidente in un respiro alterato e bloccato, logorano e creano un impoverimento del livello di energia vitale.
Oltre a questo ci sono altri due fattori che tengono legate la prontezza fisica e il livello di energia vitale: le tossine fisiche, e l’espressione di sé falsata.
Si scopre ben presto che tutti e tre questi elementi sono connessi uno con l’altro: il blocco del respiro tiene attive una serie di tensioni parassite, innesca a cascata un movimento interiore di forzatura e resistenza.
Questa tendenza interiore a forzare e resistere non permette un’espressione autentica di sé stessi. Le cose si rinforzano reciprocamente, in una spirale negativa.
Vedremo in un altro articolo come anche le tossine si inseriscono in questo processo.

Per sciogliere questo subdolo legame tra energia vitale e prontezza fisica, abbiamo bisogno di intervenire su tutti e tre questi elementi: serve liberare il respiro sciogliendo i suoi blocchi, innescare una purificazione del corpo dalle tossine e iniziare ad esprimersi autenticamente.

Intervenendo su questi tre punti ecco che le due “batterie” tornano a operare in modo indipendente, come è naturale che sia.
Due circuiti indipendenti
Il corpo seguirà i suoi cicli di attività e recupero, in modo molto spontaneo.
Questa “batteria” segue un ciclo di carica e scarica, simile a quella ben conosciuta dei nostri smartphone.

L’energia vitale liberata invece avrà un ciclo indipendente da questo.
Con un respiro libero, pieno e completo, un corpo sufficientemente purificato dalle tossine e un’espressione autentica di te stesso, la batteria si ricarica mentre viene usata.
L’energia vitale non viene consumata, si auto-alimenta e attinge ad una fonte inesauribile: l’essere consapevole.

Per comprendere a fondo questo ciclo di “ricarica continua” serve viverlo in prima persona.
Alcuni esempi di ricarica continua
Puoi ricordarti l’esperienza di quando ti sei coinvolto in qualcosa che ti appassiona e che ti esprime. Come ti sentivi? Com’era la tua energia?
Ricordo un partecipante a un workshop di Respiro Circolare che condivise questo suo vissuto.
Un grande appassionato di musica, si esprimeva suonando la chitarra elettrica nella sua band. Si chiedeva come mai normalmente, quando stava a casa la sera, stramazzava stanco morto sul divano alle 21.00 appena dopo cena, accusando non solo la stanchezza della giornata lavorativa, ma anche un senso di “spossatezza interiore”.
Al contrario, quando usciva a suonare con la sua band poteva andare avanti a suonare fino notte fonda sentendo un’energia inesauribile, anche se aveva lavorato tutto il giorno.
La risposta a questa sua domanda sta nel principio che abbiamo appena visto.
Esprimersi autenticamente carica l’energia vitale, proprio mentre ci si esprime. La batteria non si consuma, si carica.
Anche per comprendere l’altro ingranaggio del ciclo di ricarica, la respirazione libera, serve sperimentarlo in prima persona.
Se conosci il Respiro Circolare, puoi facilmente richiamare alla memoria come ci si sente durante la pratica. Respirando in questo modo si attinge a una enorme quantità di energia vitale.
Se non conosci questa tecnica di consapevolezza, puoi ricordare l’esperienza del fare l’amore. In una condizione di intimità, durante la sessualità, si sperimenta un incremento di energia vitale. La batteria si ricarica.
Pur facendo delle azioni che fisicamente impegnano e stancano il corpo, a livello energetico c’è una ricarica di energia vitale. La batteria si ricarica nel mentre dell’azione.
La differenza rispetto all’esempio precedente è che normalmente la sessualità viene conclusa con un orgasmo, e questo scarica gran parte dell’energia accumulata.
(Proprio per questo motivo, allo scopo di preservare un alto livello di energia vitale, in molte tradizioni spirituali viene data l’indicazione del contenimento dell’orgasmo).
Ma questo è un altro tema, restiamo aderenti all’argomento dell’articolo, la respirazione e la stanchezza.

Come la respirazione circolare scioglie le tensioni
Una respirazione libera è piena, completa, senza apnee involontarie. Abbiamo visto come i blocchi del respiro alterano questo ciclo naturale con delle tensioni parassite, rendendo la respirazione limitata. La tensione si manifesta come un irrigidimento muscolare, e con un blocco del flusso dell’energia vitale nel corpo.
Proprio perché tutto questo è tenuto in piedi da un blocco del respiro, agendo in senso opposto si può invertire la situazione. Respirando in modo profondo e completo, e togliendo le micro-apnee del respiro che sono un riflesso del blocco, si innesca un rilascio delle tensioni e un ripristino della respirazione naturale, piena e libera.
La respirazione rappresenta però solo la metà dell’equazione, l’altra parte fondamentale è lo stato di coscienza dal quale si agisce nel respirare in questo modo.
Questo processo di liberazione non può accadere in una condizione ordinaria in cui la mente è attiva e vigile, con i suoi meccanismi di difesa in allerta.
Serve accedere a una parte profonda dell’inconscio, sganciandosi dalla mente analitica e razionale accedendo consapevolmente a una condizione in cui la mente si mette in secondo piano e diventa silente.
Solo da questa profondità, tramite una respirazione circolare, si riesce a sciogliere il blocco del respiro, rilasciando finalmente il freno a mano e rendendo le due batterie indipendenti una dall’altra.

Perché spesso non basta riposare per recuperare
Di fronte alla stanchezza, l’approccio intuitivo e spontaneo è quello di riposare.
Riposando ricarichiamo le batterie.
Però se ci fai caso questo non è sempre vero.
Conosco persone che, dopo una notte di 9 ore di sonno, si alzano al mattino ancora più stanche di quando sono andate a letto. Immagino che anche tu conosca questa condizione, o perché ti è già accaduta, o forse l’hai osservata in altri.
Perché accade questo? Come accade che riposando non si recupera completamente?
Accade a causa di due fattori: da una parte incide sicuramente la qualità del sonno. Spesso manca una cura degli elementi essenziali di igiene del sonno, e questo rende difficile il riposo profondo.
L’altro elemento che incide su un riposo incompleto, è che il riposo di per sé non scioglie i blocchi e non rilascia le tensioni parassite.
Si scivola nel sonno portando con sé le tensioni, ovvero mantenendo il freno a mano tirato e tenendolo in tensione per tutta la durata del riposo. Questo non consente un recupero completo, e in più consuma energia anche durante il sonno. Invece di recuperare e rigenerarsi, le tensioni inconsce tenute attive anche durante il sonno (o addirittura amplificate nel sogno) inducono ulteriore stanchezza.
Per il primo fattore, ti consiglio di approfondire la tua conoscenza di come funziona il sonno e di come puoi ottimizzarlo: puoi leggere i primi articoli della rubrica sugli Stati di coscienza, in cui scoprire molti lati poco noti riguardo il sonno.
Per rilasciare le tensioni parassite, ti invito a liberare il respiro con il Respiro Circolare. Questo strumento permette sia di agire in profondità nello sciogliere i blocchi del respiro che di imparare l’arte del rilassamento consapevole, fondamentale per scivolare nel sonno consapevolmente e attingere a un riposo veramente rigenerante.

Rigenerarsi con il rilassamento profondo
Per la maggior parte delle persone il riposo e il sonno rappresentano un momento di oblio, di annullamento e spegnimento.
Accade quando entrambe le batterie sono a un livello basso.
Quando sia la prontezza fisica che l’energia vitale sono a un livello di sfinimento, ecco che il sonno conduce alla condizione di oblio. Essendo questa la condizione ordinaria per la maggior parte delle persone, questo è considerato (appunto) normale.
Quello che si scopre liberando il respiro e distinguendo il livello di prontezza fisica dall’energia vitale, è che
si può riposare il corpo, mantenendo al contempo un alto grado di vigilanza, e questo consente di recuperare più velocemente la stanchezza.
Durante le sedute di Respiro Circolare questo fenomeno viene reso evidente in modo plateale. Molte volte le persone si stupiscono di quanto si sentano riposate dopo una seduta. È molto comune sentire delle condivisioni con frasi come “mi sento riposato come se avessi fatto una bella dormita”. Lo stupore deriva dal fatto che non hanno dormito, anzi, hanno praticato per tutto il tempo il Respiro Circolare, che richiede impegno ed energia.
L’esperienza ci ha mostrato questa corrispondenza: una seduta di Respiro Circolare di 45 minuti in termini di recupero fisico equivale (mediamente) a una bella dormita di 3 ore. Chiaramente è un dato soggettivo che dipende da tanti fattori. Forse all’inizio questo non è così evidente, ma l’esperienza sul campo di chi pratica il Respiro Circolare indica questo dato.
Combinando degli ingredienti semplici e naturali abbiamo una chiave per accedere ad un alto livello di recupero sia fisico che energetico. La combinazione è quella del rilassamento fisico profondo, associato alla respirazione circolare e all’alto grado di vigilanza consapevole.
La padronanza di ognuno di questi ingredienti va a rinforzare l’altro in modo positivo.
Quando si apprendono queste abilità, divengono acquisite e si esprimono in modo trasversale, diventano un modo di essere, non uno stato relegato al tempo di una seduta di Respiro Circolare. Si impara ad essere rilassati, aperti alla vita e alle emozioni, presenti e consapevoli.

Sciogli la stanchezza e accendi la tua energia vitale
Ho voluto darti in questo articolo una serie di spunti per farti comprendere come si possa vivere una vita in cui la stanchezza lascia lo spazio alla vitalità. Ancora prima del “come”, la mia cura è nel farti arrivare un messaggio ancora più importante: si può vivere in questo modo.
Molti infatti vivono una condizione di stanchezza costante e pervasiva, considerandolo normale. Ebbene, detto senza mezzi termini: questa condizione non è normale. Il fatto che in molti vivano così, non significa che sia il modo in cui si dovremmo vivere.
L’invito è quello di essere attivo nell’affrontare la questione della stanchezza, possibilmente prima che diventi cronica e diventi uno stile di vita acquisito.
Esistono dei meccanismi ben precisi dietro la stanchezza, che possono essere indagati, affrontati e risolti. Per comprenderli a fondo ti invito ad approfondire il prossimo modulo “Stanchezza e Malattia” del corso Abilità nella vita, che si terrà nel weekend del 17-18 settembre (è possibile seguire il corso sia in presenza che online) .
Invece, se senti il bisogno di liberare finalmente il respiro, ricaricarti di energia vitale e apprendere l’arte del rilassamento profondo, ti invito a partecipare ai prossimi corsi di Respiro Circolare in partenza, che trovi elencati qui.
Hai mai partecipato a una seduta di Respiro Circolare? Mi farebbe molto piacere leggere la tua esperienza nei commenti.
6 commenti su “Come sciogliere la stanchezza con la respirazione”
La tua chiarezza espositiva, figlia della padronanza e della consapevolezza che hai di te stesso, e che ci aiuti a coltivare, non solo è nutriente ma anche folgorante!
Proprio di recente ho chiesto consigli al mio medico visto che mi sento spesso stanca. Mi ha risposto che è una condizione “ordinaria”, comune a molte persone, lasciandomi intendere di doverci convivere…
Una volta qualcuno mi disse che il supporto può arrivare da dove meno te lo aspetti! E ringraziarti di tutto cuore è un qualcosa che mi esce dal profondo!
Condivido uno scambio avuto con una persona qualche anno fa che potrebbe sembrare fuori luogo ma so che tu sai che non lo è. :D
“E mi avevi vista già, che io nemmeno lo sapevo.
E faceva caldo, ma era Ottobre e io non ti avevo visto.
Non ero pronta, dovevo correre ancora un po’, perdermi e farmi ancora un po male prima di trovare “casa”.
Ma era questione di tempo perché lui era certo che ce l’avrei fatta, che l’avrei riconosciuto.
E’ stato come uscire dal proprio corpo, guardarsi dall’esterno ma non da sola: insieme.
Unità di anime fuori dai rispettivi involucri, legati, in un luogo intangibile, dove lui ha fatto un sacrificio enorme che solo un amore incondizionato e puro può realizzare.
Mi ha preso per mano accompagnandomi e spiegandomi la via che mi avrebbe riportato a casa, la nostra.
Che avevo perso, che non riuscivo a riconoscere ma che c’è sempre stata, in attesa del nostro ritorno, uniti, eterni.
Stordimento, tepore, incredulità, serenità.
Amore.
Perché non c’è alcun margine di errore.
Qui non si tratta di aver più o meno bisogno di un’altra persona ma di riconoscere chi è l’altra parte di te.
Ti spogli quando ti senti al sicuro e non lo fai con tutti.
Io ho sempre celato una parte di me che non solo non ho fatto vedere ad alcuno, ma che non conoscevo a fondo nemmeno io.
Poi trovi la persona giusta che, ripeto, è unica e lo è solo per te così come tu lo sei per lei, e tutto cambia.
Allora diventa naturale, spontaneo, l’aprirsi, lo scoprirsi, il condividere.
“Basta” avere la fortuna e anche la capacità di trovarsi, di riconoscersi e l’incoscienza di lasciarsi andare senza alcun freno.
Ti senti libera di essere te stessa.
Non hai paura di mostrare la parte più intima ed indifesa di te.
Questo è segno di fiducia assoluta che non passa attraverso il cervello ma il cuore e la pancia.
Non puoi decidere se darla in funzione del comportamento dell’altro ma devi sentirla, farla tua.
Solo così sarà vera e senza condizioni”.
Ciao Daniela, grazie dell’apprezzamento e grazie per aver sollevato un problema serio: considerare normale ciò che non lo è.
L’uomo medio convive con una condizione di stanchezza sempre più cronica, e proprio perché comune tende ad essere normalizzata… si vive così perché la maggioranza delle persone vive così. Questa cosa necessita un cambiamento radicale, partendo dalle fondamenta e mettendo in discussione questa stile di vita. Il fatto stesso che un medico ti dica che è normale, è da brividi.
Ti invito ad essere attiva nell’affrontare la questione, nel costruire uno stile di vita dove la stanchezza lascia il posto ad una alta vitalità.
In questo articolo trovi una serie di spunti importanti, altri ne sono in arrivo in un prossimo articolo e in una serie email dedicata al sonno e al riposo. Resta sintonizzata su essereintegrale per questi altri spunti.
Poi dagli spunti serve passare alla pratica, e questo è ciò che crea un reale cambiamento nella vita. Ti invito ad approfondire e praticare il Respiro Circolare, e a partecipare al modulo “Stanchezza e malattia” del corso abilità nella vita, questi sono gli strumenti per raggiungere il fine di vivere senza stanchezza. Contattami pure qui per avere più informazioni.
Ciao Agostino, la questione è drammaticamente seria per il fatto che la maggior parte delle persone, ammesso che si pongano delle domande, non ha la benché minima idea da cosa dipendano stanchezza, demotivazione, prostrazione ecc. credendo che è cosi che va la vita e che quindi, non essendoci valide alternative è normale che l’entusiasmo, nel senso etimologico del termine, vada via via scemando… Frasi come non sono mica più una ragazzina, ho famiglia, una casa, un lavoro ecc ecc ecc sono indicative, sovente ho avuto la sensazione che ci fosse competizione persino sulla quantità e sull’intensità dei disagi, quasi come se fosse una ricerca di legittimazione e anche uno strano modo di aiutarsi. A me i brividi li fa venire il detto mal comune mezzo gaudio…
Il dramma sta in uno stile di vita che non solo è stato accettato ma addirittura osannato e innalzato come emblema del benessere e del progresso tipici di una società industrializzata (o lobotomizzata?).
Lavoro nel settore bancario dove imperversa un nonnismo da caserma militare, un settore che è fondato sulla menzogna, dove è richiesta aderenza e fedeltà ai “valori” economici. C’è poco da ragionare, ciò che ti viene richiesto è di chinare il capo e adeguarti, non puoi né fuggire, licenziarti (almeno non a cuor leggero, ma questo è un altro capitolo) e né attaccare. Rimane una sola possibilità, quella più immediata, reprimersi sperando che la tortura della goccia cinese prima o poi finisca, tanto è soltanto una goccia cosa vuoi che succeda… “di questi tempi lavorare è un privilegio e bisogna stringere i denti”…
Mi rendo anche conto che un medico di base ha praticamente le mani legate e un imprinting che ti spinge a considerare la psiche in ultima analisi (c’è comunque da dire che sono anemica). In ogni caso ci si è abituati a considerare la stanchezza come una compagna invece che come un campanello d’allarme suonato per avvertirci di qualcosa. Iniziamo a farci delle domande solo dopo esserci fatti del male. Serve diffondere una visione d’insieme che abbracci quello che siamo nella nostra interezza, che è quello che tu stai già facendo, per rivedere le priorità e riallinearle con la nostra parte più autentica.
Comprendo Daniela quello che scrivi, e cerco di fare la mia parte per diffondere una visione integrale della questione.
Non basta avere questa visione, serve poi agire per modificare il proprio stile di vita, ma tutto parte dal punto di vista con il quale si osservano le cose.
La cosa tragica è considerare la stanchezza come normale, quando normale non è. Se con un articolo come questo riesco anche solo a dare uno spunto in quella direzione, a mettere un seme nella coscienza di chi legge, è già un ottimo risultato. Sta poi alla persona fare i passi per muoversi fuori dalla condizione “normalizzata”. Gli strumenti ci sono, come il Respiro Circolare, il corso Abilità nella vita, l’Intensivo sull’Essere Consapevole operano tutti in quella direzione.
Davvero molto interessante, non avevo mai visto la mia stanchezza fisica e mentale sotto questo punto di vista. Mi ha dato molto da riflettere il tuo articolo, ormai per me il sentirmi sempre stanca è diventata una condizione normale, ogni giorno mi dico “va bene, domani starò maglio” “domani andrà meglio”, ma non è mai così. Ho anche migliorato la mia alimentazione, come suggerito su guna, introducendo alimenti che possono aiutare contro la stanchezza, ma penso di dover fare altro a questo punto per migliorare la mia condizione. Grazie di tutto
Grazie Clara per il tuo commento.
La stanchezza è un tema complesso, spesso è una risultante della combinazione di più fattori.
Ti invito a leggere, se ancora non l’hai fatto, anche questo articolo sempre sul tema della stanchezza: La stanchezza come meccanismo di difesa
A disposizione se hai domande o riflessioni o curiosità da condividere.
Un caro saluto.