Tre stati di coscienza naturali
Gli stati di coscienza sono un campo di studio complesso e affascinante, che suscita spontaneamente interesse nella maggior parte delle persone, proprio perché tutti sperimentiamo nella quotidianità dei naturali cambi di stato.
Uno stato di coscienza è una particolare e temporanea configurazione dell’elaborazione dell’informazione.
Gli stati di coscienza sono per definizione transitori: emergono, perdurano per un determinato periodo di tempo, poi scompaiono e ne appaiono altri.
È possibile inquadrare, all’interno dell’ampia categoria stati di coscienza, i cosiddetti stati naturali, ovvero gli stati di base che compongono il repertorio dei fenomeni esperiti del campo di coscienza.
Tutti abbiamo familiarità con essi: si tratta dello stato di veglia, di sogno e di sonno senza sogni; si tratta dei tre principali stati di coscienza.
Chiaramente tutti li conosciamo, però ognuno di noi possiede un certo grado di consapevolezza in questi stati.
Essere consapevoli durante lo stato di veglia è la parte più comprensibile, più “facile” e universalmente riconosciuta. Spostare questa consapevolezza nello stato di sogno significa sperimentare il cosiddetto sogno lucido, e pochi riescono con costanza a mantenere un grado di consapevolezza elevato in questo stato. Rimanere completamente consapevoli anche durante lo stato di sonno senza sogni permette di avere esperienza del vuoto senza forma. È possibile allenarsi a mantenere la consapevolezza vigile durante i cambi di stato tramite apposite pratiche meditative.
Non è necessario essere sdraiati e addormentati per sperimentare questi stati. Essi corrispondono ad energie sempre presenti, anche se normalmente non vengono contattate coscientemente, e sono accessibili a chiunque, in qualsiasi momento e a qualsiasi livello di sviluppo individuale.
Stati, energie e domini
Ogni stato di coscienza ha un supporto energetico. Tecnicamente gli stati di coscienza vengono esperiti nel quadrante interiore, e sono supportati da energie sempre presenti nel quadrante esteriore. C’è una correlazione tra uno stato e il suo dominio corrispondente, sono uno il rovescio della medaglia dell’altro. Queste energie sono definite energia grossolana (relativa al dominio fisico), sottile e causale, e corrispondono rispettivamente agli stati di veglia, di sogno e sonno profondo. In questo contesto le parole energia e dominio sono intercambiabili.

Lo stato di veglia è associato al corpo fisico, grossolano, materiale. Questo è il corpo che ci permette di esperire il mondo fisico tramite i nostri sensi. Se siamo svegli, esperiamo i dati sensoriali fisici: tocchiamo rocce o alberi, odoriamo il profumo di un fiore ecc.
Quando la notte ci addormentiamo e sogniamo, il corpo fisico scompare dalla nostra consapevolezza. Non ci sono più né rocce né alberi né edifici. Al loro posto, siamo consapevoli di emozioni, immagini, visioni, idee, reami onirici e archetipi. Nello stato di sogno, il supporto energetico non è il corpo fisico fatto di materiale grossolano, ma è uno spettro di energie sottili. Questo è il dominio sottile.
Quando il sogno finisce, il sonno prosegue nel sonno senza sogni. In questo stato, sia l’esperienza fisica che quella sottile cessano. Si viene rilasciati in un reame fermo e silenzioso. In questo spazio senza confini, vasto, privo di dimensioni, non accade nulla. La consapevolezza è completamente aperta, presente, illimitata. La coscienza semplicemente è, senza distrazioni da oggetti di esperienza. Si tratta di un nulla privo di qualità descrivibili. Questo è il dominio causale. Fermo e silenzioso, infinito, senza limiti, sfuggente ad ogni tentativo di descrizione e categorizzazione concettuale. Questa è la controparte energetica della consapevolezza testimoniante sempre presente. Si tratta dell’apertura in cui tutti i fenomeni emergono. Il dominio causale è lo spazio, la causa e il supporto da cui possono emergere le energie sottili e quelle fisiche/grossolane.
Questi tre supporti energetici – fisico, sottile e causale – esistono contemporaneamente e simultaneamente ora, nella tua coscienza nello stato di veglia. Tramite il pensiero, la visualizzazione, l’emozione o la meditazione metti in moto il tuo corpo sottile. Ogni qual volta rimani nel silenzio della pura consapevolezza tocchi il dominio causale.
La consapevolezza testimoniante
Oltre ai tre stati naturali (veglia, sogno, sonno senza sogni), è possibile descrivere un ulteriore stato di coscienza, quello non-duale, accessibile sia come peak experience (un’esperienza diretta transitoria) che come stato stabile e continuo. La consapevolezza testimoniante fa da ponte per il conseguimento di questo stato.
Abbiamo visto nel modulo relativo all’essere consapevole che la consapevolezza opera tramite l’attenzione: è il suo organo di senso. L’attenzione può essere tenuta, oltre che sugli oggetti mentali/emozionali e quelli delle percezioni sensoriali, sulla consapevolezza stessa.
La consapevolezza testimonia tutte le esperienze emergenti negli stati di veglia, di sogno e di sonno senza sogni.
Quando l’attenzione rivolta alla consapevolezza stessa cresce in purezza e intensità, si sgancia dai fenomeni che appaiono nella coscienza. L’attenzione non è più fissata su alcun fenomeno, nemmeno sull’immobilità e fermezza dello stato del sonno senza sogni. I fenomeni emergono o non emergono, eppure la consapevolezza rimane stabile. È lucida e risvegliata, restando nella purezza della soggettività.
Questa consapevolezza testimoniante può crescere in modo tale da rimanere stabile in modo costante nel tempo. In questa condizione non importa quello che accade, e non importa quello che fa il corpo o la mente, la consapevolezza risiede calma in sé stessa.
E’ il puro Sé trascendente che è consapevole di tutti gli stati, il testimone, il puro vuoto inqualificabile, ed è questo vuoto che diviene uno con tutti i reami nello stato che ne consegue.
Lo stato non-duale
Nello stato non-duale, la testimonianza stabile diviene talmente forte da integrare la separazione tra quello che è osservato e chi osserva: questo bipolo viene integrato in un monopolo. Il senso di separazione tra colui che fa esperienza e le cose esperite scompare. Si tratta dell’esperienza della non-dualità tra il soggetto che percepisce e l’oggetto percepito. È un’esperienza diretta, senza processi. A tutti gli effetti è fuorviante chiamarla esperienza, perché non lo è. Negli stati precedenti è sempre presente una divisione: anche nella pura consapevolezza testimoniante c’è una soggettività che osserva qualcosa. Nello stato non-duale questo bipolo collassa e diviene un monopolo.

È necessaria a questo punto una precisazione. Lo stato non-duale è inserito sia nel modulo relativo all’essere consapevole che in questo che tratta degli stati di coscienza: perché? In realtà si tratta del terreno comune entro cui gli stati di coscienza emergono. La non dualità è una proprietà fondamentale dell’universo, ed è accessibile da ognuno dei tre stati naturali di coscienza. L’esperienza di unione è accessibile come esperienza diretta (peak experience transitoria) partendo da ognuno dei tre stati naturali che come stato stabile dopo uno specifico percorso evolutivo che attraversa in sequenza tutti e tre gli stati, dal più grossolano al più sottile (vedi per approfondire la sequenza degli stadi della meditazione).
L’evoluzione orizzontale negli stati di coscienza
Gli stati naturali vanno e vengono in modo del tutto spontaneo. È possibile però allenarsi ad entrare intenzionalmente negli stati di coscienza: questo li integra nel proprio campo di consapevolezza e li rende accessibili a volontà.
Le moderne ricerche confermano questa possibilità: si può stabilizzare l’esperienza consapevole all’interno di un particolare stato, cioè è possibile entrare in modo conscio e intenzionale nello stato di sogno, di sonno senza sogni e negli altri stati.
Questa sequenza evolutiva ha uno sviluppo progressivo, sequenziale e direzionale, come ogni abilità umana. Si sviluppa quindi in stadi, e per non confonderlo con i livelli di coscienza, li chiameremo stadi-degli-stati, e lo indicheremo graficamente come una progressione orizzontale anziché verticale.
L’evoluzione completa negli stadi-degli-stati consente di raggiungere una stabilità nello stato non-duale. La non-dualità diviene in questo modo la modalità permanente con cui l’esistenza viene esperita. Non si tratta più di un’esperienza diretta transitoria, ma del proprio essere nel mondo in modo non-duale, non processuale, permanente nel tempo.
In contrasto con stadi delle strutture (cioè il livelli di complessità della coscienza), questi stadi di sviluppo non garantiscono di per sé uno sviluppo in altezza evolutiva in nessuna delle linee di sviluppo. Cosa significa? Vediamo un esempio: un meditante esperto che ha completato il percorso evolutivo negli stati di coscienza (stadi-degli-stati) potrebbe avere una carenza di sviluppo in un’altra linea evolutiva, ad esempio nell’area interpersonale o in quella fisica.
Lo sviluppo negli stadi-degli-stati non garantisce di per sé un’evoluzione completa nelle linee di sviluppo.
È stata però riscontrata una tendenza comune: generalmente uno sviluppo negli stati permette di avanzare di uno/due stadi evolutivi nell’arco di 4-5 anni. A livello pratico, questo accade perché attraverso il training dell’attenzione si sblocca – o si accelera l’evoluzione della – la linea cognitiva, che è quella funzione indispensabile – ma non sufficiente – per lo sviluppo delle altre.
Una parte fondamentale della pratica non-duale è quella inerente l’allenamento degli stati di coscienza. Questa parte della pratica permette all’individuo di liberare la parte di attenzione vincolata all’esperienza fisica legata alla parte sensoriale corporea dello stato di veglia, di ampliare la gamma di emozioni disponibili e allenare il pensiero ad aprirsi alle intuizioni allargandone gli orizzonti.
Per approfondire lo spettro degli stati di coscienza, leggi la rubrica: La straordinaria avventura negli stati di coscienza
Mente e cervello
La correlazione esistente tra i quadranti ci permette di evidenziare e studiare la correlazione tra gli stati di coscienza e il funzionamento del cervello.
Tramite tecniche di scansione cerebrale (neuroimaging funzionale) è possibile ora scendere in dettagli inimmaginabili fino a qualche decennio fa, confermando con sempre maggiore certezza l’intreccio tra l’attività cerebrale e l’esperienza vissuta soggettivamente dall’individuo.
Con tecniche come la stimolazione magnetica transcranica (TMS) è ora possibile non solo studiare il funzionamento del cervello, ma indurre in modo semplice e sicuro delle alterazioni temporanee nel suo funzionamento e studiarne gli effetti, dimostrando la bidirezionalità dell’intreccio mente-cervello (quadranti individuale interiore ed esteriore).
Gli studi con l’elettroencefalogramma (EEG) hanno una lunga storia in campo medico. Tramite questo dispositivo è possibile studiare le frequenze di funzionamento dell’attività elettrica del cervello. In questo ramo di studi è assodata la correlazione tra determinate frequenze di funzionamento e rispettivi stati di coscienza. Lo stato di veglia è associato ad una frequenza cosiddetta beta, quello di sogno con una frequenza detta theta e quello di sonno senza sogni alla frequenza delta. Questi sono i tre stati naturali.


Altri stati spingono il funzionamento del cervello a frequenze più alte o più basse, fuori dal range di “normale” funzionamento. Gli studi in questo settore sono recenti ma già forniscono dei dati significativi. Le frequenze più elevate delle beta sono dette gamma e iper-gamma, quelle nello spettro inferiore alle delta sono dette epsilon. Una rappresentazione grafica permette di avere un quadro globale dello spettro delle frequenze in un unico colpo d’occhio.

Le frequenze gamma – e iper-gamma – sono associate ad alti livelli di organizzazione cerebrale e ad una integrazione sopra la media delle informazioni sensoriali, ad una auto-consapevolezza accentuata e agli insight (intuizioni profonde). Sono state scoperte studiando le attività cerebrali dei praticanti la meditazione di compassione. Questi pattern di funzionamento sono anche associati ad un senso di spiccata euforia.
Le frequenze sub-delta sono dette epsilon, e arrivano a raggiungere il limite di 0,01Hz. Sono molto rare e quindi anche gli studi su di esse sono limitati. Questo pattern è associato allo stato di animazione sopesa degli yogi, in cui non è rilevabile battito cardiaco né respirazione per lunghi periodi di tempo. Queste frequenze inoltre sono i carrier per quelle più alte, gamma e iper-gamma, fungono cioè da base per i picchi nell’estremo opposto del repertorio delle frequenze cerebrali.
Stati alterati di coscienza indotti
Gli stati di coscienza possono essere indotti: anche in questo campo di studio è evidente la correlazione tra i quadranti esteriore e quello interiore.
Tramite sostanze psicoattive si possono esperire potenti stati alterati di coscienza. Queste sostanze sono dette enteogene e sono caratterizzate da un marcato effetto psichedelico o allucinogeno. L’associazione tra questi stati alterati e il misticismo ha radici storiche e culturali antiche. Queste sostanze sono utilizzate nell’ambito di rituali mistici in numerose culture sciamaniche o religioni organizzate.
Modificando la chimica cerebrale (quadrante esteriore) si inducono stati di picco (peak experience) nella fenomenologia percepita (quadrante interiore). In linea di principio in questo meccanismo non c’è nulla di sbagliato, ma gli effetti collaterali, i danni cerebrali che derivano da queste pratiche e le conseguenze sulla salute in generale che ne derivano portano a sconsigliare vivamente di intraprendere queste procedure chimiche per indurre stati di coscienza particolari.
Inoltre gli stati indotti in questo modo invece di liberare l’individuo dalle identificazioni tendono ad incollare l’attenzione in quello stato specifico con tutte le impressioni emerse nell’esperienza; agiscono quindi con effetto opposto a quello evolutivo, in cui invece avviene una dis-indentificazione con una conseguente liberazione dell’attenzione.
In epoca moderna, sfruttando sempre la correlazione tra i quadranti esteriori e interiori, sono nate altre pratiche che consentono di indurre stati di coscienza tramite appositi dispositivi. Si pensi ad esempio ai programmi audio di brainwaves (toni binaurali che inducono il cervello a lavorare a determinate frequenze) o ad altri dispositivi che tramite luci e suoni provocano effetti similari.
In questi casi, con un uso ragionato e pianificato di queste procedure, non sussistono effetti collaterali. Questi mezzi possono quindi tranquillamente venire integrati nella pratica non-duale come valido aiuto per accelerare il training degli stati. Quello che è di importante sottolineare è che per rendere la pratica evolutiva l’utilizzo di questi mezzi esogeni (come la tecnologia sonora) deve sempre essere associato ad una pratica endogena (come la meditazione). In caso contrario l’effetto ottenuto sarà ricreativo, ma non evolutivo per l’individuo.