Stadi di coscienza: complessità crescente
Lo studio delle strutture di coscienza parte dal presupposto che esistano delle configurazioni di coscienza più o meno strutturate in complessità e che noi, come individui e come società, cresciamo in livelli più complessi in stadi di sviluppo progressivi.
Questa affermazione suscita spesso delle resistenze. Esiste il preconcetto che parlare di livelli significa creare graduatorie e quindi rompere un principio di equivalenza. Storicamente questo è avvenuto: la constatazione della differenza in complessità ha portato alla creazione di gerarchie rigide e imposte dall’alto verso il basso. Le persone hanno cercato di elevare sé stesse sopra gli altri usando dei concetti intellettuali di falsa superiorità. Occorre essere consapevoli di questo rischio, per non cadere nel tranello di considerare le gerarchie come graduatorie: non lo sono. Sottolineo questo aspetto proprio all’inizio perché non è certo mia intenzione quella di creare classifiche, e desidero che il lettore segua fin da subito questa impostazione concettuale.
Esiste un principio di equivalenza sottostante, che rimarrà sempre invariato:
il valore di un individuo consapevole è infinito ed equivalente, e deriva implicitamente dalla sua esistenza, non certo dalla sua complessità evolutiva.
Se osserviamo l’evoluzione dell’essere umano, è innegabile che esistano dei cambiamenti incrementali che danno origine a proprietà emergenti, a volte in modo completamente innovativo rispetto a quello che c’era prima. Pensa ad esempio all’emergere delle cellule dal brodo primordiale, o al primo sviluppo dei primi ominidi. Questi passaggi denotano lo sviluppo di un nuovo livello, o stadio, di sviluppo.
Lo sviluppo accade in tutti e quattro i quadranti. Esiste un’evoluzione fisica e biologica (Esteriore Individuale), socioeconomica (Esteriore Collettiva), culturale (Interiore Collettiva) e l’evoluzione della coscienza individuale (Interiore Individuale). Questi stadi si dispiegano in schemi riconoscibili e universali.
Pensa a questa semplice sequenza evolutiva:
- Fare quello che ti dicono mamma e papà (infanzia);
- Fare quello che vuoi assieme al tuo gruppo di amici, andando anche contro il volere di mamma e papà (adolescenza);
- Fare quello che ritieni giusto per te in quanto adulto libero e responsabile (età adulta).
Riesci a riconoscere uno schema evolutivo in questa semplice progressione? Riesci a riconoscere una direzione evolutiva? Lo studio dei livelli ci pone di fronte all’evidenza dell’esistenza di complessità emergenti in modo direzionale e progressivo.
Dire che un individuo si trova ad un determinato livello non significa arrogarsi il diritto di classificare e sminuire chi si trova ad un livello inferiore, ma semplicemente riconoscere l’esistenza di una sequenza evolutiva e che per crescere nella sequenza bisogna attraversare tutti i livelli.
La progressione evolutiva infatti non può essere saltata o bypassata, cioè non si può saltare uno stadio, bisogna crescerci attraverso.
Questo studio ci permette inoltre di riconoscere che tutti nasciamo a livello zero. Il riconoscimento di questa evidenza dona immediatamente un senso di eguaglianza e di rispetto per ogni individuo. È corretto trovarsi dove si è, in una peculiare fase di vita con una determinata altezza di sviluppo. Lo studio della sequenza ci dona anche la possibilità di spingerti oltre: apre le porte ai livelli in divenire. Il fatto di sapere che esiste un gradino oltre quello in cui ti trovi funge da attrattore verso la complessità maggiore.
Trascendi e includi
Un livello più elevato trascende ed include il precedente. Quando avviene questo processo evolutivo emerge una nuova qualità: significa che emerge qualcosa di nuovo che prima non c’era. Questo “qualcosa di nuovo” sta proprio a significare un balzo evolutivo.
Pensa a questa progressione nel quadrante esteriore individuale: da atomi a molecole a cellule a organismi. Ogni livello di questa sequenza possiede delle caratteristiche distinte sia da quello precedente che da quello seguente. Un organismo trascende ed include gli atomi che lo compongono. Gli atomi stanno ad un livello inferiore (perché nella sequenza emergono prima) ma sono più fondamentali (o basilari): quando un organismo vivente muore gli atomi che lo compongono continuano ad esistere, mentre il contrario non accade. Se distruggo gli atomi distruggo anche l’organismo che è composto da quegli atomi.
Ogni livello trascende ed include i precedenti, crescendo sempre in gradi di novità creativa e consapevolezza maggiore.
Nella dimensione interiore lo sviluppo si può misurare in termini di profondità interiore, o consapevolezza.
Nella dimensione esteriore lo sviluppo si può misurare in termini di complessità.
Dato che i quadranti emergono ed evolvono contemporaneamente, un aumento di coscienza interiore corrisponde generalmente ad un aumento di complessità esteriore. La pratica non-duale ha come obiettivo di armonizzare lo sviluppo in tutti e quattro i quadranti. Se uno di essi rimane sottosviluppato, esso sarà un peso che rallenterà lo sviluppo negli altri tre.
Pensa ad esempio ad un incremento dello sviluppo individuale che non è accompagnato da un riconoscimento dagli altri e una interazione di gruppo con finalità simili: sicuramente questo sarà un fattore limitante che fermerà la progressione nell’interiore individuale. È un’illusione pensare di poter progredire per conto proprio ritirandosi da tutto: l’evoluzione è una questione che coinvolge tutti i quadranti.
Il processo di crescita e di sviluppo in consapevolezza si attua tramite il divenire consapevoli di quello che ha precedentemente dato forma alla percezione soggettiva.
Come ha sapientemente riassunto il ricercatore Robert Kegan: il soggetto di un livello diviene l’oggetto del soggetto dello stadio seguente, che è più elevato, più complesso perché ha inglobato in una rete di consapevolezza un ulteriore tassello. Significa che la crescita in livelli più elevati di coscienza si attua tramite il processo di trascendenza e inclusione delle strutture che precedentemente erano percepite come soggettività, come identità con cui si era fusi.
Includi e trascendi significa che il sé di uno stadio diviene uno strumento di quello seguente. Non si tratta di una mera dis-identificazione con una prospettiva: l’io di uno stadio diviene il me dell’io dello stadio seguente, cioè c’è un atto di acquisizione e di possesso.
Una mera testimonianza di ciò che emerge nel campo della consapevolezza, come avviene in alcuni tipi di meditazione, e con una relativa dis-identifcazione potrebbe addirittura esacerbare un processo dissociativo in atto.
La domanda cruciale per comprendere questa differenza è: da che cosa mi sto dis-identificando? Se mi sto dis-identificato da qualcosa che possiedo, da un impulso, un’emozione, un pensiero di cui sono padrone, che riconosco completamente come mio, ecco che avviene un processo di crescita e di sviluppo sano. Se mi sto dis-identificando da qualcosa che non possiedo, perché ad esempio è troppo forte e minaccia l’integrità del sé, ecco che sto attuando un processo di dissociazione patologico.
A seconda del livello in cui avviene questo sviluppo patologico avrò una corrispondente psicopatologia, in una gamma che potrebbe andare dalla psicosi alla nevrosi e spingersi a patologie esistenziali, sottili e causali per i livelli transpersonali. Lo sviluppo sano (o la sana trascendenza, il processo è il medesimo) converte non solamente la soggettività in un oggetto del soggetto più elevato, ma in un mio oggetto del mio soggetto (cioè l’io diviene me o mio). La possessività in questo caso è cruciale.
La sana trascendenza è la conversione della soggettività in prima persona (io) in una prima persona oggettiva o possessiva (me/mio) all’interno del flusso di consapevolezza.
Quanti stadi esistono?
Il numero di livelli in cui suddividere la scala evolutiva è del tutto arbitrario. A seconda del dettaglio richiesto è possibile approcciare questo studio con un modello a tre livelli, a quattro, a sette ecc.
Prendiamo ad esempio una montagna e la misura della sua altezza: supponendo di avere una montagna alta 3.000m è possibile dire che ha 3 livelli da 1.000m ciascuno, così come è possibile dire che per scalarla fino in cima bisogna superare 6 gradini da 500m l’uno o anche 3.000 gradini da 1m. Il percorso non cambia. L’unica differenza sta nel dettaglio con cui misuro e quantifico la progressione. L’importante è non creare dei modelli troppo complessi, perché perdono poi la loro utilità pratica.
Inoltre non esiste un livello di sviluppo massimo: c’è sempre la possibilità di crescere ad un livello sempre più alto che ancora non è emerso e che è potenziale. Agganciandoci alla precedente metafora della montagna, possiamo dire che una volta raggiunta la vetta dei 3000m è possibile alzare questa quota: posso impilare dei massi e salirci sopra. In questo caso si diventa pionieri, si apre la strada verso nuove complessità.
Sviluppo morale
È possibile iniziare lo studio delle strutture di coscienza partendo da un semplice modello evolutivo in cinque stadi. Compreso questo è poi possibile spingersi oltre e aumentare il dettaglio.
Prendiamo come esempio un modello di sviluppo morale.
Un infante appena nato non è ancora stato esposto alle convenzioni sociali ed etiche; non avendo ancora un io formato questo stadio viene definito pre-personale.
Superato il primo fulcro di sviluppo, l’infante ha una struttura di coscienza che gli permette di prendere la prospettiva in prima persona: questo stadio è detto pre-convenzionale ed egocentrico, in quanto la consapevolezza dell’infante è quasi totalmente auto-centrata. Non è in grado di prendere la prospettiva di un altro e quindi non è in grado di considerarli come individui equivalenti che meritano attenzioni di tipo morale.
Quando il bambino cresce ed inizia ad apprendere le norme e le regole culturali, raggiunge uno sviluppo morale cosiddetto convenzionale o etnocentrico, in quanto è riferito al gruppo o nazione o famiglia del bambino, e tende quindi ad escludere coloro che non appartengono a questa cerchia.
Lo stadio seguente di sviluppo morale è detto post-convenzionale: l’identità individuale si espande ulteriormente e include la cura e il rispetto per tutte le persone, indipendentemente dal loro sesso, razza, credo religioso o nazionalità; per questo motivo è detto anche mondocentrico.
La crescita si può spingere oltre e lo sviluppo morale può raggiungere il livello post-postconvenzionale, o cosmocentrico, in cui l’individuo è in grado di identificarsi e prendersi cura di tutto ciò che emerge nel suo campo di consapevolezza.

Lo sviluppo morale tende quindi a evolvere da me o io (egocentico) a noi (etnocentrico) a tutti noi (mondocentrico) a tutti gli esseri (cosmocentrico).

Si nota in questa progressione un incremento della capacità di prendere prospettive.
È utile sottolineare qui che le strutture di coscienza non sono assolutamente rigide e fisse e non agiscono come compartimenti stagni. Proprio per sottolineare questo aspetto fluido li si definisce spesso “onde”. Un individuo non si trova semplicemente ad un livello, piuttosto fluttua attorno ad un centro di gravità che si può localizzare ad una determinata altezza. A volte agisce leggermente sopra e a volte leggermente sotto. È importante riconoscere questo centro e notare la progressione nel tempo verso l’alto.