Molti pensano che l’atteggiamento di vittima o responsabile siano semplicemente due predisposizioni mentali, due modi diversi di leggere la vita e le esperienze. Certamente lo sono, ma non nascono dal nulla: sono il prodotto finale di una serie di passaggi interiori.
Va riconosciuta la genesi di questi atteggiamenti, altrimenti si cade facilmente nel tentativo infruttuoso di tentare di passare da una parte all’altra solo tentando di “vedere le cose diversamente”. Questo non funziona, perché non sono solo schemi di pensiero, ma una sequenza di atteggiamenti interiori nei confronti di ciò che accade che si sommano uno con l’altro producendo l’effetto finale che poi diviene evidente.
Nel momento in cui riconosciamo uno schema automatico, recuperiamo potere di azione su di esso e possiamo agire per modificarlo, scegliere di agire in un altro modo e imboccare l’altra via del bivio. Ritrovarsi da una parte o dall’altra di questo bivio fa un’enorme differenza.
Essere vittima delle circostanze o responsabile della propria vita conduce a due stili di vita completamente diversi. Non serve che ti dica qual è il migliore, è auto-evidente. Il vittimismo conduce alla decadenza e l’azione responsabile conduce alla crescita e al miglioramento.

I bivi della vita
La vita è un continuo susseguirsi di eventi ed esperienze. In ogni esperienza che vivi si apre dinanzi a te una strada a due vie.
Una porta verso una risposta consapevole, utile, costruttiva, responsabile.
L’altra porta in una condizione di stallo, in cui ci si trova immobili e impotenti, vittime delle circostanze.
Esiste una tua predisposizione naturale a pensare e agire in un certo modo di fronte agli eventi, un riflesso istintivo frutto delle tue esperienze passate.
La prima cosa di cui divenire consapevole è proprio la tua modalità di pensiero automatica, la tua “predisposizione naturale”.
Spesso la semplice consapevolezza è sufficiente a disinnescare un automatismo.
Poi divieni consapevole dell’esistenza di questo bivio, riconosci che esiste una possibilità di scelta: puoi scegliere quale strada imboccare cambiando l’atteggiamento messo in atto.
Vediamo prima la somma degli atteggiamenti che porta verso la condizione di vittima, per poi poter comprendere come agire in senso inverso e riacquistare sempre più potere di azione.

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1. Evitamento
Il primo atteggiamento che conduce verso il vittimismo è quello in cui si cerca di togliere l’attenzione dall’evento stesso. Si evita di stare in relazione con l’esperienza.
Tecnicamente, definiamo questa situazione come l’atto in cui l’Individuo Consapevole non sta di fronte a ciò che è.
Stare di fronte vuol dire coinvolgere la propria attenzione con qualcosa. Sto di fronte a qualcosa quando sono in relazione con esso e ci do attenzione.
Quando ciò verso cui si porta attenzione crea disagio (è sgradevole, o è troppo intenso da sostenere), scatta il riflesso naturale a distogliere l’attenzione. È la prima forma di evitamento, da cui derivano in cascata tutti gli step seguenti.
2. Resistenza e negazione
I primi due step sono spesso associati tra di loro. Oltre a togliere l’attenzione infatti, si innesca il meccanismo della resistenza.
Resistere significa avere un atteggiamento interiore che dice di “no” a qualcosa.
É una chiusura, una condizione in cui si rifiuta ciò che è. La resistenza quando diventa esplicita può addirittura manifestarsi come negazione: la persona resiste così tanto da negare i fatti concreti quando qualcun altro glieli fa notare.
3. Proiezione
La proiezione è il meccanismo con cui si scarica la responsabilità fuori da sé, incolpando gli altri (o le circostanze) per ciò che è accaduto. La responsabilità in un attimo diventa colpa, accusa.
In tutta la scala viene perso potere di azione, ma è in questo è il gradino in cui decade drammaticamente perché viene spostato esternamente a sé.
4. Giustificazione
A questo punto della scala il castello dell’impotenza ha delle solidissime fondamenta, serve solo mettere un tetto e decorarlo.
Ecco che si trovano delle scusanti per giustificare il fatto che non si possa agire, che non ci sia nulla da fare o che “non è compito mio”. É un rinforzo dei passaggi fatti prima.
La scusante è una razionalizzazione che spiega il perché è giusto fare o non fare una determinata cosa.
5. Impotenza e vittimismo
L’opera è completa: sommando tutti i passaggi precedenti siamo giunti alla condizione in cui si è creata la condizione di vittima, atteggiamento in cui si subisce impotenti ciò che accade.
Questo diventa uno stallo in cui si resta in attesa che accada un evento magico, che gli altri facciano qualcosa, che la vita si sistemi da sola nella direzione voluta.
La razionalizzazione della vittima spesso diventa un affidarsi passivamente agli eventi del destino: “se deve accadere… accadrà”.
La parola chiave in questo caso è passivamente. Anche all’altro estremo della scala ci si apre con fiducia all’imprevedibilità degli eventi, ma mettendo però in atto un’azione responsabile.

Vediamo ora quali sono i passaggi interiori che permettono la genesi dell’atteggiamento responsabile. Ti accorgerai che la scala si struttura in modo speculare e inverso: sono l’esatto opposto di quelli appena visti.
1. Apertura e curiosità
L’attenzione viene coinvolta attivamente con l’evento, anche se questo è difficile da sostenere.
Detto tecnicamente: l’Individuo Cosciente sta di fronte a ciò che è. Questa attenzione direzionata permette di riconoscerlo, e quindi è il pre-requisito per poter agire su di esso.
L’attenzione è colorata dall’atteggiamento di apertura (dire di sì) e di curiosità, ovvero di un interesse attivo all’esperienza.
2. Comprensione e conoscenza
L’attenzione e l’apertura permettono di riconoscere e comprendere ciò che accade. Si è attivamente coinvolti nel cercare di capire cosa sta succedendo.
L’indagine porta ad acquisire informazioni, e una massa critica di comprensione diventa sufficiente a innescare una risposta, un’azione consapevole che agisce con “cognizione di causa”.
3. Volontà
Avendo compreso a sufficienza la questione, può innescarsi la parte attiva della risposta.
L’assunzione di responsabilità mette in moto il potere di azione personale, con una volontà direzionata ad agire sull’evento.
Nella discesa verso il vittimismo questo 3° gradino era quello più rilevante nel perdere potere di azione. In modo speculare, ritroviamo qui l’evento significativo del recupero della responsabilità individuale.
Invece di delegarla all’esterno (proiezione), prendendo atto di ciò che è possibile fare, si assume la responsabilità di fare la propria parte.
4. Ricerca di soluzioni
Nel primo gradino della scala l’apertura era rivolta all’evento: “che cos’è?”. Ora il medesimo atteggiamento di apertura e curiosità può essere rivolto alla ricerca di soluzioni.
La volontà ad agire e coinvolgersi nel fare la propria parte cerca una forma: cosa posso fare? Prima di assumere una forma concreta, nel gradino finale della scala della responsabilità, ci si apre alle opzioni a disposizione indagando quale siano e qual è la migliore in base al contesto.
5. Decisione e azione responsabile
La somma di tutti i passaggi porta ad agire con un’azione coerente e responsabile, nel vero senso profondo del termine. Respons-abile, abile di rispondere, capace di agire.
Una risposta concreta che porta con sé tutte le caratteristiche dei gradini precedenti, mettendo in atto il proprio potere di azione sull’evento assumendosi la responsabilità sia dell’azione che delle sue conseguenze.
La responsabilità della crescita
Per mutare la condizione di vittima in quella di responsabile non basta pensare diversamente, non è sufficiente cambiare uno schema di pensiero.
Ci sono dei passaggi più profondi da mettere in atto, e la scala della responsabilità permette di comprendere come farlo: ti permette di comprendere sia dove ti trovi (quali sono i tuoi atteggiamenti attuali), sia come poter agire per invertire la rotta nella direzione voluta.
Mi auguro di cuore di averti dato un riferimento utile per sentire che puoi agire per portare un cambiamento positivo nella tua vita e in quella delle persone attorno a te.
Spesso si crede che il proprio potere di azione sia limitato, e che ciò che si può fare non faccia la differenza nel grande disegno delle cose. Ebbene, non è così.
Ognuno è chiamato a fare la sua parte nell’elevare la propria vita e nel creare un mondo migliore. Per farlo serve sentire questo bisogno, e prendersi la responsabilità di agire in questo senso.
Nell’agire per migliorare la propria vita il punto di partenza è questa intenzione responsabile. Quando l’intenzione si somma alle conoscenze di come funziona la vita e viene espressa tramite le abilità personali, ecco che abbiamo tutti gli ingredienti per costruire una vita che ci rappresenta completamente.
Se senti questo impulso ad elevare la tua vita partendo dallo sviluppo delle tue abilità personali, ti invito di cuore a partecipare al corso Abilità nella vita: un corso di crescita in cui studiamo i principi che regolano le dinamiche della vita e sviluppiamo le abilità fondamentali per vivere e realizzare la tua vita.

3 commenti su “La scala della responsabilità”
Ciao Agostino
Sono Giovanni,eccezionale ciò che scrivi e come lo rappresenti,da carica e fiducia in se stessi.Io ci sto provando da anni ed ancora sono sulle montagne russe.Il tuo grafico oggi mi ha fatto capire che seguendo una mappa dettagliata è possibile capire se ti stai avvicinando oppure allontanando dal sentiero scelto.
Grazie infinite
Grazie Giovanni, apprezzo molto tuo feedback sull’articolo. Sono grato di averti dato con le mie parole fiducia e carica. Le montagne russe ci stanno, fanno parte del percorso iniziale in cui si sviluppano delle abilità. Avere un approccio alla crescita come quello di Scienze delle Abilità Umane ti permetterebbe di velocizzare il processo e avere un apprendimento più lineare. Sul blog trovi altri articoli interessanti che si collegano a questo della responsabilità, ti invito a leggere ad esempioElogio all’azione oppure Il potere del ritardo della gratificazione.
Buona permanenza su essereintegrale!
Grazie